REDAZIONE SIENA

"La notte più bella della mia vita ai Rinnovati Ho fermato il libro per parlare di Siena"

Carlo Verdone e i ricordi raccontati ne ‘La carezza della memoria’. "Il capitolo finale è un omaggio alla città di mio padre Mario. Lo spettacolo del gennaio 1981 e poi Piazza del Campo sotto la neve. Emozione pura nella Selva per la serata dedicata al babbo"

di Antonella Leoncini

"La notte più emozionante della mia vita? A Siena, al Teatro dei Rinnovati dove nel 1981, il 24 e 25 gennaio, portai in scena ‘Senti chi parla’: un successo strepitoso, detti il meglio di me stesso, la mia migliore rappresentazione". Carlo Verdone lo racconta nel suo libro ‘La carezza della memoria’, nelle librerie con Bompiani: una bella storia, fra vita, ricordi, confessioni, nata dall’apertura di una scatola durante la pandemia. E a Siena, proprio a quello spettacolo ai Rinnovati, a cui si collegano episodi, sensazioni e sentimenti dell’attore e regista, è dedicato il capitolo finale ‘25 dicembre 2020. Ore 23.00’: quello che mantiene il rapporto con il lettore, che rimane più forte nella memoria.

Suo padre, il professore Mario le disse: ‘Conquista Siena! Anche se è dura da espugnare’. Come è andata?

"Quello al Teatro dei Rinnovati, fu il mio miglior spettacolo. La platea andò in visibilio, mai avevo recitato in modo così vigoroso. Lo spettacolo perfetto. Mantenni la promessa a mio padre. In platea c’erano tutti, molti vennero in camerino a congratularsi. Anche il mio amico Umberto Smaila, l’allora sindaco Roberto Barzanti, il notaio Giovanni Guiso".

Un trionfo per Verdone?

"Conquistai la platea, ma Siena vinse quando uscii dai Rinnovati. Mi aspettavo i fans ma mi apparve l’immagine più struggente della mia vita. Piazza del Campo, tra le più belle al mondo, imbiancata dalla neve. Rimasi ipnotizzato. Ero abituato a vederla come teatro della furiosa corsa di cavalli, un’esplosione di colori, bandiere e tamburi marziali. Ero estasiato da quella nuova grazia. I fiocchi di neve mi sembravano le parole del silenzio. Mi dimenticai del mio successo: era come se la Piazza del Campo pretendesse un applauso per il suo spettacolo meraviglioso"

Perché questo capitolo?

"Il libro era terminato ma sentivo che mancava qualcosa. Ero a letto, mi è apparsa un’immagine indimenticabile: Siena, i Rinnovati. Ho bloccato la stampa. Dovevo inserire questo capitolo. L’omaggio alla città di mio padre: a Siena è diventato il suo grande personaggio, dalla povertà si è elevato intellettualmente, ha costruito il suo futuro".

A parte i Rinnovati, legami e ricordi di Siena?

"Con mio fratello Luca, abbiamo ancora la casa in via Vallepiatta 22. Vivevamo a Roma, ma a Siena venivo per le vacanze da mia nonna Rossana e zia Maria, perpetua in Battistero. Giocavo con una palla: mi brontolavano perché a Siena, tutta salite e discese, era pericoloso. E poi, i pomeriggi passati con mio padre, gli incontri con gli artisti, i personaggi senesi: Emilio Montagnani, Giacinto Fiore, Mario Celli, tanti altri. Quando uscivamo incontravamo Pietrino il vetraio: ’se non so’ qui, sono dal vinaio’. Sono momenti che mi appartengono".

La sua Contrada?

"Sono mezzo romano e mezzo selvaiolo. L’ho vista vincere in Piazza otto volte, se poi aggiungo quelle in tv, faccio invidia a un selvaiolo senese. Il Palio mi affascina ma appartiene ai senesi: solo loro possono parlarne. Io l’ho capito perché me lo ha spiegato mio padre".

Il più bel ricordo in questa città?

"Quando la Contrada della Selva nel 2017 ha dedicato una giornata a Mario. Noi figli, io, Silvia, Luca, ci siamo ritrovati, abbiamo parlato ai senesi. Mi è sembrato di essere nuovamente sul set di ’Al lupo, al lupo’ con i tre fratelli che si ricompattano per amore del padre. Emozione pura".

Le piacerebbe vivere a Siena?

"Chissà. Per il mio lavoro, Roma è essenziale. Ma potrebbe andare bene metà tempo a Roma, metà a Siena. La casa ce l’abbiamo. Sarebbe fantastico".