
"La nostra esperienza quarantennale ci ha dimostrato che il lavoro di manutenzione e miglioramento delle tartufaie ha fatto sì che queste siano rimaste produttive, il resto sono fesserie. Difendere la libera ricerca vuol dire promuovere l’abbandono ed il conseguente degrado della campagna". Netta presa di posizione di Paolo Valdambrini, presidente dell’Associazione Tartufai Senesi, con sede a San Giovanni d’Asso, sulle tartufaie controllate. "Ci teniamo anche a spiegare che non esistono torrenti o fossi demaniali chiusi da tabelle per la raccolta riservata di tartufi, poiché non è possibile che tale cosa sia stata autorizzata dai Comuni e dalla Regione – spiega poi –. Per quanto riguarda i fossi rientranti nel reticolo idrografico la loro demanialità dipende dalla quantità, dalla presenza e dalla portata di acqua nel ciclo dei 365 giorni dell’anno. I terreni di questi fossi sono dei proprietari, come riferito dal foglio di mappa e dalla particella del catasto. Con loro abbiamo stipulato regolari contratti d’affitto da quarant’anni. È stato fatto un esproprio?". E ancora: "Il territorio tartufigeno delle Crete Senesi non può diventare l’orto dove tutti raccolgono ma nessuno lavora e non ci sembra giusto che a decidere le sorti delle nostre tartufaie siano i tartufai delle vallate aretine, che hanno finito le risorse dei loro terreni e si vorrebbero spostare qui. Il rischio è che il Tartufo Bianco Toscano sparisca".
Marco Brogi