ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

La rinascita di Enoteca Italiana D’Aquanno: "Il primo obiettivo è la Fortezza, un ritorno a casa"

La rappresentante della cordata di imprenditori che ha rilevato lo storico marchio reduce dall’incontro al ministero dell’Agricoltura. "Siena sarà collegata al mondo".

La rinascita di Enoteca Italiana D’Aquanno: "Il primo obiettivo è la Fortezza, un ritorno a casa"

di Orlando Pacchiani

È una di quelle vicende che hanno segnato la storia recente di Siena. La fine ingloriosa di Enoteca Italiana, tanto più in una terra riferimento mondiale per il vino con il profluvio di Docg e Doc, è stata per tempo assunta come un simbolo del fallimento della ’Siena da bere’. Con conseguenze in primo luogo per chi ha perso il posto di lavoro, ma anche riflessi per l’economia e l’immagine di un settore considerato invece un asset di punta per tutta la provincia.

Ora Enoteca Italiana è pronta a rilanciarsi, dopo la tormentata e lunga vicenda della procedura di liquidazione. E la cordata di imprenditori che ha acquistato il marchio sta compiendo i primi passi, in attesa di poter ripartire per davvero da quello che si potrebbe definire un ritorno a casa. "Il primo traguardo sarà far ripartire Siena dalla sua sede, cioè la Fortezza. Speriamo che questo nostro sogno possa concretizzarsi", afferma Elena d’Aquanno, l’imprenditrice che guida il pool di aziende, alla sua prima ampia intervista a tutto campo dopo l’acquisto di Enoteca Italiana.

Due giorni si è confrontata sull’Enoteca italiana al ministero dell’Agricoltura: su quali basi?

"Dopo un rapido scambio di battute con il ministro Lollobrigida a inizio luglio, ho inviato ai suoi collaboratori il nostro dossier. siamo stati convocati in tempi rapidissimi e questo ci ha fatto molto piacere. È stata l’occasione per illustrare i nostri piani e abbiamo riscontrato molto interesse".

Parlava della sede in Fortezza: si è già confrontata con il sindaco Fabio?

"Siamo stati ricevuti da lei pochi giorni dopo l’insediamento, in un clima di grande apertura e disponibilità. Sappiamo che ci sono tappe burocratiche da seguire, ma siamo fiduciosi".

Perché per voi è imprescindibile la Fortezza?

"Perché se la storia dell’Enoteca ha avuto una brutta conclusione, noi vogliamo ripartire dalle tante cose belle e importanti. E dove farlo, se non nel luogo dove sono accadute?".

Vi siete inseriti ad asta praticamente conclusa, perché?

"In realtà non c’era ancora stata l’aggiudicazione e allora abbiamo studiato e presentato un’offerta articolata che ha consentito di riaprire i termini del bando".

Come avete composto la squadra di imprenditori che lei rappresenta?

"Sono tutte aziende storiche e solide. La capofila è un’impresa che si occupa di turismo e incoming soprattutto nel mondo del vino. Poi c’è chi è specializzato nel settore dell’enologia, come Vini di Toscana, e un’azienda agroalimentare che tratta grani antichi già affermata e guidata da un giovane premiato anche dal presidente Mattarella, Mulinum. E ancora chi è specializzato in manifestazioni di livello nazionale e internazionale e chi, da Boston, promuove il vino. Infine l’Accademia della Vite e del Vino come raccordo con il mondo accademico".

Si può già parlare di prospettive occupazionali?

"Per farlo compiutamente aspettiamo la sede. Di certo abbiamo già avviato contatti con il mondo della scuola, come la dirigenza del ’Ricasoli’, e con quello dell’Università, con il rettore Di Pietra. Vorremmo coinvolgere quanti più giovani e in generale quante più persone del territorio".

Ma lei che Enoteca Italiana si immagina?

"Con salde radici a Siena, ma proiettata nel mondo. Io dico sempre che la filiera è Siena, Toscana, Italia, mondo".

Se pensa all’Enoteca mettiamo tra due-tre anni, cosa le viene in mente?

"Spero intanto con una bellissima sede, quella storica, rimessa a nuovo, dove tanti senesi e tanti ospiti possono trovare occasioni: appuntamenti, mostre, ristorazione, una bellissima enoteca. E poi un’attività anche convegnistica di livello".

Lei ha già raccontato del suo legame con Siena per vie familiari...

"Sono arrivata qua sulle tracce di mio nonno, enologo che aveva voluto l’Accademia della Vite e del Vino. Da lì sono partite alcune ricerche, ho avuto modo di visitare i bellissimi spazi del Pendola e poi insieme ad altri imprenditori è arrivato l’interesse per quello storico marchio all’asta. Il resto è noto".

Come si definirebbe, nelle vesti di imprenditrice?

"Sono specializzata nel settore ambientale con una vasta esperienza nelle pubbliche relazioni e nei rapporti con le istituzioni. Credo di essere stata scelta per guidare il gruppo di aziende perché mi sono riconosciuti entusiasmo e impegno costante, anche se non starebbe a me dirlo. Sono cresciuta in una famiglia dove enologia e turismo sono sempre stati considerati settori trainanti della nostra economia. E allora eccomi qua".