Ha segnato un’epoca in maglia viola, Kurt Hamrin. I ricordi del credo calcistico del campione svedese, fiorentino di adozione, sono comunque custoditi anche in Valdelsa. In particolare da baby atleti di fine anni Ottanta e inizio Novanta che ebbero nel popolare ’Uccellino’, scomparso nei giorni scorsi, una guida e un maestro con i colori dello Staggia. Al grande Kurt, allora poco più che cinquantenne, era affidata la scuola calcio, in un periodo in cui l’ambiente neroverde accoglieva diversi protagonisti del football - Merlo, Casarsa, Rizzo, Albertosi, Costagliola, Desolati, Galbiati, Bresciani - per permettere ai talenti di crescere e di calcare i palcoscenici più elevati in alcuni casi.
E in quello staff dalle radici perlopiù gigliate, Hamrin divenne agli occhi dei bimbi dello Staggia una sorta di gigante buono delle favole. Filippo Martini, classe 1979, dall’originaria formazione di Hamrin intraprese un percorso professionistico nelle giovanili del Siena per cimentarsi poi in categoria nel San Gimignano e nel Poggibonsi. "Hamrin a noi piccoli appariva come una figura paterna, attenta, comprensiva – rammenta Martini – e sul campo ci lasciava giocare e divertire. Giungeva a Staggia da Firenze in compagnia della moglie". Altri tratti della sua personalità? "Ripenso all’umiltà di Hamrin. Lui che nella brillante carriera era arrivato a disputare la finale di Coppa Rimet nel 1958, contro il Brasile di Pelè, si avvicinava con estrema dolcezza a noi componenti di un gruppo vivace. Lo ascoltavamo, gli davamo retta. Una persona d’oro, speciale, di poche parole, però efficaci. Un vero educatore, già prima di essere allenatore".
Così invece ripercorre i momenti Marco Bracali, ancora adesso tra gli addetti ai lavori del sodalizio che oggi è presieduto da Marcello Casprini: "Lo spessore del personaggio, sempre garbato nei modi e disponibile – dice Bracali – si univa come si può facilmente comprendere al suo enorme bagaglio di competenze tecniche e al desiderio di trasmettere certi valori ai bambini che si apprestavano a compiere esperienze sul rettangolo. Hamrin Insegnava i fondamentali: ‘I ragazzini devono sapere come si fa per stoppare un pallone’, ripeteva, con la sua caratteristica inflessione scandinava". Un universo del pallone che ora è un po’ più solo, senza il silenzioso volo di un antico signore del gol.