MASSIMO BILIORSI
Cronaca

’La Serpe d’Oro’ folk toscano: "Stiamo preparando un disco sui canti popolari senesi"

Una storia nata nel 2013 dalla grande passione di Jacopo Crezzini uno dei componenti storici "Nessuna riproposizione edulcorata, ma reinterpretiamo la musica in modo artistico".

Una storia nata nel 2013 dalla grande passione di Jacopo Crezzini uno dei componenti storici "Nessuna riproposizione edulcorata, ma reinterpretiamo la musica in modo artistico".

Una storia nata nel 2013 dalla grande passione di Jacopo Crezzini uno dei componenti storici "Nessuna riproposizione edulcorata, ma reinterpretiamo la musica in modo artistico".

Siena

"Bella una serpe con le spoglie d’oro, dentro nel petto mio girò e s’avvolse!" Cantava Caterina Bueno e da questo inno alla toscanità prende origine il nome di un gruppo fra i più conosciuti e prolifici della tradizione folk toscana ’La Serpe d’Oro’. Ci raccontano la loro storia e anticipano un progetto-disco di canti popolari tutto senese. I componenti sono Jacopo Crezzini (contrabbaso, chitarre voce), Igor Vazzaz (voce, chitarra e ghironda), Flavio Iacopi (violino, percussioni), Fabio Bartolomei (fisarmonica, elettronica), Andrea Del Testa (mandolino e prispolo). Ne parliamo proprio con il senese Jacopo Crezzini uno dei componenti storici.

Può fare una breve storia del gruppo?

"Il gruppo nasce a Siena nel 2013, da una mia idea, suono il contrabbasso, chitarre, voce ed ad oggi comprende Igor Vazzaz (voce, chitarre, ghironda), Flavio Iacopi (violino, percussioni, voce), Fabio Bartolomei (fisarmonica, voce, elettronica) ed Andrea Del Testa (mandolino, prispolo, voce). La Serpe d’Oro nasce allo scopo di valorizzare, recuperare e vivificare il repertorio musicale toscano, quello delle cosiddette canzoni popolari, cui abbiamo dedicato sinora due album: Toscani randagi. Canti d’amore, rabbia e osteria, del 2017, e Il pane e la sassata. L’amore… è come l’ellera?, del 2021, unitamente ad alcuni recital in teatro, tra cui Maledetta Toscana. Viaggio cantato per motti e indoli nella regione più amata (e odiata) d’Italia, più volte entrato nella programmazione scenica di Fondazione Toscana Spettacolo e non solo. Nel tempo, siamo riusciti a segnalarci tra le realtà più singolari e interessati nel folk italiano, come dimostrato dal terzo posto al Premio Alberto Cesa 2022, nell’ambito di FolkEst 2022 a Spilimbergo, e la selezione del disco Il pane e la sassata nel Premio Città di Loano 2022, riconoscimento al miglior album dell’anno precedente. Al nostro lavoro si stanno da tempo interessando studiosi di antropologia culturale e musicologi (segnatamente dell’Università di Pisa e di Siena, l’Accademia dei Fisiocritici)".

Cos’è per voi la musica popolare?

"Lavoriamo sul repertorio folclorico toscano eludendo il rischio di una riproposizione edulcorata, addomesticata. Una sfida da affrontare in chiave sonora e performativa, nella convinzione che la musica popolare vada conservata non in chiave museale, bensì reinterpretata artisticamente, all’occorrenza, tradita (in senso etimologico), nella ricerca d’una ben più intima forma di fedeltà. L’impiego, progressivo, di suoni elettrici, da affiancare a una più consueta strumentazione acustica, è dunque una delle strade intraprese dal gruppo, anche in virtù delle varie esperienze individuali dei suoi musicisti".

Il lavoro di ricerca coincide anche con le serate che fate. Che esperienza è suonare dal vivo?

"La Serpe d’Oro è un gruppo anfibio, in grado di poter suonare in qualsiasi tipo di contesto: dall’osteria alla sala teatrale, dal pub al grande palco in piazza. Il numero dei musicisti può variare a seconda delle esigenze, da un minimo di 2 elementi, assicurando, in ogni caso, divertimento, spettacolo e musica. Ci ostiniamo a concepire il suonare canzoni dal vivo scritte chissà quando, da chissà chi e sul chissà dove abbiamo qualche certezza in più, perché le cose belle vivono e sopravvivono. Di aneddoti ve ne sarebbero molti da raccontare. Amiamo suonare in mezzo alla gente, proprio fisicamente. Questo ha conseguenze fisiologiche. Il contatto e l’interazione con il pubblico è una delle componenti principali delle nostre performance. Non ci è mai capitato di finire un concerto ed andare subito a casa. C’è sempre uno scambio di pensieri, opinioni, di calore (e calorie), alle volte anche di imprecazioni e accidenti con chi ha appena finito di ascoltare. Credo che la musica popolare faccia questo!".

Prossimi progetti?

"Come già detto il gruppo, di fatto, nacque a Siena una decina di anni fa, e a due passi da Piazza del Campo s’è fatto le ossa, alla Trattoria La Torre, dove abbiamo suonato, una volta al mese, per oltre tre anni, in osteria, tra i tavoli, immergendosi felicemente nella cultura cittadina, e paliesca, al punto che pure Igor Vazzaz, ad oggi si sente (con il massimo rispetto) visceralmente senesizzato. In una sorta di ritorno "a casa", dopo essersi specializzato nel repertorio toscano, il gruppo sta ora approfondendo il ricchissimo materiale legato ai canti tipicamente senesi, con l’intento di regalare a Siena un contributo musicale che manca da molto tempo: da Senesina a Se dormi svegliati, da Tirati in là m’arruffi e Giovanottino mi piacete tanto a Sòna sòna campanina, attingendo ai dischi pubblicati nel secondo Novecento e agli stessi incontri effettuati durante le esibizioni".