
di Laura Valdesi
SIENA
L‘antica Certosa di Pontignano è un luogo unico al mondo dove natura, storia ed accoglienza si fondono in una memorabile armonia. "Una location senza tempo", si legge nel portale che illustra questo gioiello del 1300 alle porte di Siena ma immerso nel verde e intriso di storia. Dove dal 26 aprile scorso, visto il ritorno in zona gialla, è stata lanciata una nuova sfida con lo sguardo rivolto al futuro da un giovane chef senese e selvaiolo, Michele Lainati, 30 anni, una compagna che gli ha dato un figlio di 3, il piccolo Nedo: aprire il ristorante a tutti. Turisti, senesi, visitatori, quanti amano prelibatezze della nostra terra in ambienti da favola. Ciò grazie alla fiducia che gli ha accordato Soges group, la società che gestisce la struttura, sempre di proprietà dell’Università degli studi di Siena. Un gruppo top nel settore dell’ospitalità a cui fa riferimento il Centro Tecnico Federale di Coverciano a Firenze, l’Hotel della Nazionale per intendersi, l’Art Hotel Villa Agape, nella preziosa cornice del piazzale Michelangelo, il Boccioleto Hotel Resort & Spa. Tutte soluzioni con uno charme unico, proprio come la Certosa di Pontignano.
Michele Lainati, dunque una sfida importante a maggior ragione in un momento difficile per il settore delle ristorazione.
"Sì, che guarda al futuro. In precedenza il ristorante era soltanto per chi soggiornava nella Certosa oppure per eventi privati. Adesso ’Il Chiostro di Pontignano’, questo il nome, è fruibile da parte di senesi e turisti, di persone che semplicemente amano la cucina toscana di qualità da godersi in una location unica. Un progetto di valorizzazione nel quale credo e che sarebbe dovuto partire già nel 2020 se non fosse stato per la pandemia".
Quanti sono i posti e dove vengono collocati i tavoli?
"Sessanta per adesso, ovviamente all’esterno, sotto lo splendido porticato. Apriamo tutte le sere della settimana dalle 19 alle 22, sabato e domenica anche dalle 12 alle 14.30, con la speranza di ampliare".
Chi è venuto a provare i vostri piatti?
"C’è stata una buona risposta da parte di famiglie, anche contradaioli, piccoli gruppi di amici perché più di 4 al tavolo non si può stare. Confidiamo anche nella ripartenza di matrimoni e comunioni".
Cucina senese? Lei è chef e responsabile della cucina?
"Esatto. Un’impronta moderna in un luogo antico, sia per i clienti locali che stranieri. Pici tirati a mano fatti con antiche farine, cinta, cantucci fatti da noi, per esempio. Un grosso impegno, non ce l’avrei fatta senza la comprensione di mia moglie. E senza la collaborazione del gruppo e del mio braccio destro Victor, anche lui senese".