MASSIMO BILIORSI
Cronaca

La stagione d’oro di Carlo Borgogni: "Oggi mancano spazi per suonare"

Quando I Delfini furono ribattezzati ’i Beatles di Siena’. "La musica di oggi? Incomprensibile, meglio i classici"

La stagione d’oro di Carlo Borgogni: "Oggi mancano spazi per suonare"

Quando I Delfini furono ribattezzati ’i Beatles di Siena’. "La musica di oggi? Incomprensibile, meglio i classici"

Dopo alcuni giovani ancora solo promettenti musicisti, dopo altri che hanno già belle esperienze alle spalle, ecco che ci occupiamo di uno dei ’senatori’ della musica a Siena: Carlo Borgogni, con la sua inconfondibile voce. Un cantante, ma che nel tempo è andato ben oltre l’iniziale appellativo di voce dei Delfini di Siena. Trascorsa l’era beat, con un senso della curiosità e della voglia di mettersi in gioco, si è rivelato dapprima un ottimo speaker radiofonico, è stato anche il direttore dei programmi della prima Antenna Radio Esse, e poi attore di teatro e di cinema. Un’artista sempre alla ricerca di nuove stimolanti curiosità, ma anche una bella persona, sincera e leale, da prendere ad esempio.

Ma cominciamo dall’inizio. Dai giorni dei Delfini, ben raccontati da Duccio Gazzei nel primo volume di Subway, la storia della musica a Siena. Il gruppo nasce sull’ondata della nuova musica anni sessanta. Il gruppo nasce ufficialmente in una mitica serata all’Hotel Italia nel 1963 e oltre a Borgogni, vede la presenza di Lorenzo Benvenuti, Fabio Ticci, Marco Terzani, Antonio Fommei e Pasquale Petroni. Ecco quelli che ben presto furono chiamati "i Beatles di Siena". Aprono la strada a molti gruppi, accanto ad esempio agli innovativi Vampiri di Neri Corsini. Sono anni d’oro anche per la musica a Siena. Al contrario di oggi si suona un po’ ovunque: nei locali, nelle società di Contrada, nei circoli. Il fermento raggiunge anche vette commerciali.

I negozi di dischi si moltiplicano, nasce il Chiosco del Disco che vende, soprattutto a tare, ai giovani gli strumenti per imparare a suonare. Qualcuno di loro diventerà immortale, come Mauro Lusini che, guarda caso, farà parte per poco tempo anche dei Delfini. Chiediamo a Borgogni di questa avventura: "Ricordo che il beat, quindi non solo la musica ma il modo di vivere, l’arte e la moda, mi ha insegnato a cantare un po’ di tutto, soprattutto quello che ci arrivava di nuovo dall’Inghilterra e dall’America, perché quando ho esordito avevo una impostazione melodica. Giorni di grande gioia di stare sul palco con gli amici dei Delfini e di tante soddisfazioni!".

Nella copertina del loro mitico 45 giri, oggi molto quotato dai collezionisti, Carlo Borgogni, come scrive Gazzei in Subway, veste un gilet stile Brian Jones. Il disco contiene i brani "La vita continua" e "L’ora della verità". Cosa ricordi di quella incisione? "Era la prima registrazione della mia vita! Eravamo a Firenze per l’etichetta CD allo studio 2 della Casa Musicale GRS e fu una emozione grandissima! Sono davvero in tanti quelli che anche oggi ricordano quel disco, e che mi fermano per strada! Diciamo che è restata nella storia nostra ma anche del movimento beat!".

E poi le altre esperienze, dalla radio al palcoscenico. Come sono nate? "Si può dire per caso, anche attraverso gli incontri giusti! Ma devo dire che se l’avessi scoperto prima avrei fatto l’attore! Credo che quella sarebbe stata la vocazione ideale! Quindi ho fatto teatro, cinema e televisione oltre alla radio, tante belle esperienze che hanno cambiato in meglio la mia vita!". E non può mancare una domanda sul presente, sulla musica di oggi e cosa vuole il pubblico: "Oggi la musica dei giovani è per me incomprensibile – conclude perentorio Carlo Borgogni – e preferisco dedicarmi ai grandi classici del rock e della musica d’autore nei locali che ancora amano questi generi. Ma soprattutto, e parlo degli spazi dove si fa musica, non è più tollerabile vedere gente che non suona e non canta! Basta con questo scempio!".