"Ero a Ginevra, luogo nevralgico per le relazioni diplomatiche mondiali, più importante anche di New York per la tutela dei diritti umani; a meno di 30 anni avevo il mio lavoro, con ONG internazionali, e avevo già girato mezzo mondo. Ma sentivo che qualcosa mi mancava; così, nel 2016, sono partita in missione con le Nazioni Unite, inviata in Sud Sudan, al campo di Malakal, 50.000 sfollati, fuggiti dalla guerra: non sapevo cosa aspettarmi ma finalmente, lì, mi sono sentita al mio posto". Non c’è enfasi nelle parole di Francesca Piccin, 35 anni, di Montepulciano, manager del Comitato Internazionale della Croce Rossa, incaricata del coordinamento generale delle attività che l’istituzione svolge sui territori, comprese quelle di negoziazione. E colpisce il fatto che non usi aggettivi per colorare esperienze che, se non fossero a contatto con le tragedie del mondo, si potrebbero definire avventurose. Anche Francesca proviene dai Licei Poliziani, autentica fucina di talenti: a 17 anni va in Norvegia a frequentare il secondo liceo classico, con un progetto di Intercultura, dando così presto sfogo alla sua curiosità senza confini; poi gli studi a Venezia, in relazioni internazionali e lingue, e la laurea conseguita quando è già a L’Aia, dove collabora, grazie ad una borsa di studio Erasmus, con una ONG specializzata nella tutela dei diritti umani (materia di cui è diventata specialista).
Ora, da ottobre, mentre stava concludendo un master in diritti umani, Piccin è in Siria, a Homs, grande città dal 2011 al centro della rivoluzione, in parte distrutta negli scontri tra forze governative e ribelli; da un mese Homs è diventata obiettivo di raid aerei israeliani. In questi anni Francesca ha viaggiato in tutto il mondo per missioni umanitarie (oltre al Sud Sudan, 2 volte, e alla Siria, in Honduras, India, Namibia, Malawi, Nepal, Kenya, Mongolia, Repubblica democratica del Congo, Afghanistan e Colombia) e ha compiuto esperienze molto forti. "La Croce Rossa lavora dove ci sono le guerre – spiega Piccin -, tutti ne riconoscono la neutralità: a Gaza sta facendo da intermediario neutrale, i nostri chirurghi sono gli unici ad essere entrati nella Striscia. Ho lavorato con i talebani, prima che riprendessero il potere, e con i miliziani delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (ex-FARC). Gli afghani, inizialmente, non mi guardavano negli occhi ma sapevano che ero la responsabile delle operazioni: si è creato rispetto reciproco e, al termine della missione, mi hanno regalato un abito tradizionale, oggetto che considero preziosissimo. I gruppi armati colombiani si presentavano alle trattative con guardie del corpo attrezzate con mitra, granate, lanciarazzi. Qualche volta è stato utile fare la parte dell’innocente, ingenua; poi mi è stato riconosciuto il ruolo". "Qual è la più grande potenza mondiale? Sono le donne, a tutte le latitudini" conclude Piccin. "Ho incontrato donne, ragazze di 16-17 anni, che hanno subito violenze incredibili, che hanno perso tutto, beni e affetti, ma non la capacità di andare avanti".
Diego Mancuso