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La tribù del calcio, Facchetti a teatro: "In scena evoco papà Giacinto"

Lo spettacolo stasera al Politeama di Poggibonsi. "Racconto un mondo di eccessi e meraviglie"

La tribù del calcio, Facchetti a teatro: "In scena evoco papà Giacinto"

La vita è un pallone rotondo, scrisse Vladimir Dimitrijevic. E il gesto atletico di un interprete del rettangolo può trasformarsi in ’pura danza’ agli occhi dell’appassionato, come ebbe modo di rimarcare Vinicius De Moraes in una poesia dedicata al leggendario Garrincha.

Ognuno alla sua maniera, tra rimbalzi e serpentine, cross a rientrare e stop a seguire, vive minuto per minuto le sensazioni che derivano dalle dinamiche di una partita. Fino a diventare lui stesso protagonista, perché in fondo "si è tifosi di una squadra come della propria vita", per citare il poeta Giovanni Raboni.

Ed è forse ciò che intende testimoniare Gianfelice Facchetti, che porta stasera alle 21 in scena a Poggibonsi, nella Sala minore del Politeama, ’La tribù del calcio’, evento del cartellone del Lef, il Festival della Pedagogia in corso a Poggibonsi. Un adattamento teatrale, dall’omonimo, celebre saggio di Desmond Morris, che permette al pubblico di scandagliare un universo a base di emozioni in un viaggio caratterizzato da riti, ritmi e attimi di sicura magia.

Con la guida proprio di Gianfelice Facchetti, classe 1974, che ha osservato fin da piccolo, per ragioni di stirpe, le traiettorie del cuoio. "C’è ogni volta un responsabile, una persona che ti permette di assaporare certe atmosfere legate a una sfida - spiega Gianfelice Facchetti - aprendo la strada per l’ingresso nella particolare tribù. Un mondo di eccessi e meraviglie, capace per sua natura di ingigantire aspetti critici e belli, in rapida, continua evoluzione eppure fermo, radicato nella sua simbologia. E seguito da schiere di sostenitori, anche in occasione di eventi ritenuti quasi impossibili come i mondiali dello scorso anno, d’inverno, in Qatar".

Giacinto è presente in questa narrazione non priva di riferimenti autobiografici? "Lo chiamo, lo evoco quando appaiono Alcides Ghiggia e Pelè, figure di campioni che hanno incrociato la carriera di mio padre, che diviene ‘il capotribù’ nella definizione che ho scelto per il testo. Giacinto c’è, sempre".

Con Gianfelice Facchetti si esibisce la Banda del Fuorigioco: "Un gruppo con cui lavoro da oltre un decennio, in spettacoli nei quali la musica eseguita dal vivo si unisce al racconto di un calcio che ci ha fatto innamorare, cambiare abitudini, sognare".

Paolo Bartalini