La truffa del bonus cultura. L’ipotesi: duplicati gli Spid

Circa duecento famiglie senesi hanno denunciato la scomparsa dei soldi dei propri figli. Le rivelazioni di ’Report’ sull’indagine in corso a Trieste.

La truffa del bonus cultura. L’ipotesi: duplicati gli Spid

La truffa del bonus cultura. L’ipotesi: duplicati gli Spid

A Siena i truffati sono circa duecento, nella vicenda su cui ha acceso i riflettori La Nazione, finita anche sul tavolo del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Ieri la puntata di Report, in onda su Rai 3, ha affrontato la questione dell’utilizzo del bonus cultura da parte di malviventi, che hanno di fatto svuotato il borsellino elettronico di tanti giovani. Un caso che riguarda appunto anche molte famiglie senesi - alcune intervistate dai giornalisti del programma - ma che attraverso l’inchiesta condotta dalla procura di Trieste è in realtà approdata a una scoperta se possibile ancor più preoccupante.

Stando alle anticipazioni, la truffa in realtà consisterebbe non tanto e non solo nell’utilizzo della 18 App (perpetrato anche da chi si è creato una partita Iva fittizia, riuscendo a spacciarsi per libraio senza esserlo) quanto nella duplicazione dello Spid. Pratica teoricamente non possibile ma che nel corso della trasmissione la giornalista Lucina Paternesi ha in realtà dimostrato essere realizzabile e senza nemmeno troppo sforzo. Tra firme digitali e deleghe, il meccanismo di duplicazione dello Spid è stato messo in pratica e, dopo le segnalazioni di Report, l’Agenzia nazionale per l’Italia digitale ha subito avviato le ispezioni.

Perché il tema che potrebbe essere stato sollevato dalle denunce delle famiglie, e tra le prime in Italia quelle senesi, è quello di una clamorosa falla nella gestione dello Spid, l’identità digitale ormai indispensabile per quasi tutto, dal pagamento dell’asilo nido all’accesso a documentazione riservata di ogni tipo.

Nel frattempo il governo Meloni ha abolito il bonus cultura, per come era stato concepito, introducendo altre carte legate all’Isee. Ma al di là del risarcimento che spetterebbe a chi si è visto sottrarre centinaia di euro, il capitolo della possibile duplicazione dello Spid apre scenari inquietanti che vanno al di là del caso in questione.

A quanto risulta alla procura di Trieste, sarebbero oltre 620 i giovani truffati (un terzo a Siena) per un totale di 300mila euro, ma è molto probabile che si tratti di una stima decisamente al ribasso e che i casi di duplicazione di identità siano stati molti di più.