REDAZIONE SIENA

La voce del volontariato: "Sbagliata l’equazione stranieri-maranza". Presto oltre 40 in strada

Carla Testa: "Una cosa le baby gang, un’altra i richiedenti asilo di cui ci occupiamo". Molti potrebbero dover lasciare, dopo 4 mesi, la sede di Rifondazione.

Carla Testa fa parte della nuova associazione culturale Ulisse che insegna l’italiano e forma i volontari stranieri

Carla Testa fa parte della nuova associazione culturale Ulisse che insegna l’italiano e forma i volontari stranieri

Importante che vengano ristabiliti dei punti fermi. Intanto i ragazzi non sono clandestini. O meglio, lo sono quelli che non hanno potuto depositare la domanda, anche per lungaggini burocratiche. Gli altri hanno tutti fornito i documenti, sono stati registrati e in attesa di entrare in accoglienza", spiega Carla Testa parlando a titolo personale. Anche se fa parte della nuova associazione culturale Ulisse con cui si occupa di insegnare l’italiano e di formare volontari stranieri. Un’organizzazione che è nella rete ’Si-solidal’. Mette subito le mani avanti, sollecitata sul tema caldo del momento: le risse e i fronteggiamenti fra nordafricani, soprattutto tunisini, e pakistani. "Una cosa sono le baby gang, un’altra i ragazzi di cui ci occupiamo. I minorenni non sono per strada, sono tutti maggiorenni. Adulti. Sbagliato fare l’equazione straniero uguale maranza. Uguale delinquente, come viene fatto passare dai media e dalla politica. Si tratta di due cose molto diverse. Il problema non si risolve con un rimpallo di responsabilità ma va affrontato. Non è più rinviabile", sottolinea Testa.

Perché si è giunti alla situazione su cui stanno ora indagando le forze dell’ordine? "E’ un fenomeno che non darebbe questo genere di risultati se venisse realmente gestito. La gestione diventa anche forma di controllo. Per la mia esperienza personale e per quanto ne sappiamo non hanno notizie di reato a loro carico, se non rarissimi episodi riconducibili ad altro, vedi il disagio psicologico".

Cosa servirebbe? "Che la rete si ponesse come interlocutore sul tema, ne sappiamo molto. Ma attorno ad un tavolo ufficiale. Finora c’è stato solo quello del cardinale, continuare a tenerlo aperto è importante. Però ne serve uno con tutte le istituzioni. Occorre tentare di capire cosa c’è a monte di questo fenomeno. Il problema delle baby gang è coesistente ma non per forza sovrapponibile. I due problemi insieme hanno, a mio avviso, causato una sorta di cortocircuito".

Com’è la situazione dell’accoglienza in questo momento? "Per quanto ne so nei dormitori Caritas ci sono 35-40 persone fra la struttura di Arbia e quella di Mascagni. Il Comune aveva messo a disposizione Palazzetto, circa 40-45 sono tuttora a dormire nella sede di Rifondazione. Una situazione ponte verso l’accoglienza, quest’ultima, che potrebbe interrompersi a breve. Si era parlato come termine del 15 aprile. Sono lì da quattro mesi, il partito ha necessità di recuperare i locali".

Dunque molti saranno di nuovo in strada? "Un’opinione personale, ma finora con l’assistenzialismo che abbiamo fatto sono state messe solo delle pezze nei vuoti lasciati dalla istituzioni. Vediamo che accade se non c’è più la rete dietro di loro".

Potrebbero dover lasciare i locali di via Mentana? "Ancora non c’è certezza, si chiarirà nei prossimi giorni. Sicuro è che rischia di acuire una situazione già delicata. Nulla vieta che invece di cercarli in centro, in piazza della Posta, vadano magari a trovarli in un parcheggio. Un pericolo da calcolare".

Dai social traspare che i pakistani hanno timore delle baby gang, si sentono le vittime. "Secondo me può essere così. Uno non può subire sempre. Una volta, due. Nonostante le lezioni di cittadinanza non sempre possono subire".

La foto del gruppo con i bastoni in fortezza lascia però di stucco. "Fa malissimo. Ma il mio punto di vista è che statisticamente le teste calde ci sono ovunque. Attenzione, non dico che solo le baby gang sono cattive e solo i pakistani sono buoni. Sarebbe importante un maggiore controllo ma da parte di chi è preposto, non dei cittadini e dei senesi. Rassicurerebbe le persone facendo sentire il fiato sul collo alle baby gang e anche ai pakistani che vogliono reagire. O che magari, un giorno o l’altro, pensano di vendicarsi a modo loro".

Ricapitolando: non facciamo comunque coincidere il fenomeno migratorio recente con le bande di ragazzini. "Esatto. I richiedenti asilo sono un’altra cosa".

Laura Valdesi