Come tutte le donne attive della sua generazione, Lidia Agnelli, scomparsa alle soglie del suo novantesimo anno di età, lascia un vuoto. Una donna gentile, ironica, che ti irretiva con amore in una trama fatta di belle chiacchierate e merende protettive a base di tè e profumo di pasticcini. È stata una femminista, una donna amica delle donne. In lei generosità sono convissute con una forma di umile pudore.
Lidia, iscritta al Pci, visse le lacerazioni che la nascita del movimento femminista determinò tra le donne di sinistra negli anni ’70 del secolo scorso, quando tante militanti di quel grande partito di popolo si trovarono di fronte alle contraddizioni della ’doppia militanza’, e lei fu tra quelle che cercarono un proprio modo di essere autenticamente comuniste e altrettanto autenticamente femministe.
Nei primi anni Ottanta Lidia fu tra le fondatrici del Centro culturale delle donne Mara Meoni. Queste due donne, Mara e Lidia, meritano di essere ricordate insieme perché sono state due traghettatrici della storia del femminismo senese. Del Centro Lidia è stata da allora l’anima, la forza più viva e tenace, fino ad aprile 2023, quando ha dovuto cedere alle fatiche dell’età. Quel Centro, Lidia lo ha vissuto come una famiglia, custodendone per oltre 40 anni, con cura amorosa, una biblioteca di narrativa e saggistica femminile che a Siena non ha eguali. Da ottima e appassionata lettrice ai libri non ha mai smesso di attingere, traendone elementi di riflessione e di proposta. La sua agenda, conservata nell’archivio del Centro, si è riempita anno dopo anno di indirizzi di donne politiche e di intellettuali, prova della volontà di intessere rapporti fuori dalle mura della città. Aveva il chiodo fisso di riuscire ad avvicinare donne più giovani. Per questo è facile ricordarla per la indomabile giovinezza dello sguardo, per gli occhi celesti, svegli e pungenti.
Gabriella Piccinni