L’archivio De André si arricchisce. Creuza de ma, elegante ristampa

Llibretto con alcuni documenti autografati dal cantautore ligure riprodotti per concessione della Fondazione

L’archivio De André si arricchisce. Creuza de ma, elegante ristampa

Creuza de ma, piazza del Campo

Magari non tutte le strade (musicali) portano a Siena ma alcune significative sicuramente si: esce in questi giorni un nuovo capitolo editoriale dell’opera omnia di Fabrizio De Andrè. Si tratta del capolavoro "Creuza de ma", considerato uno dei dischi più importanti della nostra musica, visto lo splendido crocevia fra suoni etnici, rock e ovviamente cantautorato. L’elegante ristampa prevede questa volta un accurato libretto, proprio come le precedenti uscite, con alcuni documenti autografati del cantautore ligure e che si trovano presso il Centro Studi De André dell’Università di Siena, riprodotti per concessione della Fondazione Fabrizio De André Onlus e grazie alla disponibilità, come si legge nelle note, del Servizio Bibliotecario di Ateneo. Per chi non fosse a conoscenza della materia, presso l’Ateneo senese si trova, catalogato da tempo, tutto l’archivio personale di Faber, dai manoscritti a tutto il materiale librario. Una ricchezza che acquista sempre più valore nel tempo, visto che il cantautore ormai è fuori da ogni collocazione temporale ed è ascoltato, per fortuna, anche dalle più giovani generazioni. Creuza de ma del 1984, quindi si festeggia i quarant’anni, fu scritto con Mauro Pagani, autore della parte musicale e che offre l’ispirazione di un mare che raccoglie i suoni di molte rive: Crêuza de mä fotografa l’attimo in cui Omero, Mauro e Fabrizio guardano il mare. Chi cerca Itaca, chi un suono ancora oggi indescrivibile. Viaggiatori indomiti, avventurieri intrepidi che solcano il Mediterraneo, che divide e lega, insieme, stimola la fantasia, il sogno. Il dialetto che De Andrè volle usare con grande slancio creativo e davvero una rivincita. Dicevamo di strade musicali che portano a Siena: nel 2004 per festeggiare i vent’anni, lo stesso Pagani, accompagnato da alcuni dei più grandi musicisti arabi e turchi, volle proprio in Piazza del Campo offrire l‘anteprima del disco che uscirà poi a distanza di pochi mesi, ovvero "Creuza de ma 2004", con una sentita e rispettosa nuova interpretazione. Il concerto si aggiudicò il premio giornalistico miglior concerto dell’anno. Quello stesso Mediterraneo che ai nostri occhi si è trasformato in un cimitero a cielo aperto in cui disumanità e populismi hanno trovato radici profonde. Ma il mare, come il cielo, è di tutti. E De André aveva deciso di cantarlo quarant’anni fa, anticipando di fatto il tumulto della world music, col suo umanesimo volgare, con la sua ricerca di comunità, nel tentativo di dar corpo a un diverso rapporto tra suono e parola.

Massimo Biliorsi