REDAZIONE SIENA

L’arte antica di lavorare il legno. Il mazzuolo e lo scarpello per forgiare veri capolavori

Roberto Della Giovampaola, 73 anni, dà vita ai tavoloni di durissimo rovere stagionato "Ci vuole attenzione, si può operare solo in un verso, bisogna capire il senso delle venature".

Roberto Della Giovampaola, 73 anni, dà vita ai tavoloni di durissimo rovere stagionato "Ci vuole attenzione, si può operare solo in un verso, bisogna capire il senso delle venature".

Roberto Della Giovampaola, 73 anni, dà vita ai tavoloni di durissimo rovere stagionato "Ci vuole attenzione, si può operare solo in un verso, bisogna capire il senso delle venature".

Ai primi del ‘900 un gruppo di artigiani di Cervognano, piccolissima frazione di Montepulciano immersa tra colline meravigliose, ricoperte di vigneti, mise mano all’ampliamento di una cappellina costruita nel 1669, in onore della Madonna di Montenero. Tra i muratori, i falegnami, i semplici aiutanti che, solo per devozione e amore per il proprio paese, svolsero il lavoro, c’era anche il nonno di Roberto Della Giovampaola, straordinario artista che, proprio in uno dei locali costruiti allora, realizza oggi, appartato, solitario, le proprie creazioni. Roberto, settantatré anni, Maestro d’arte diplomato a Siena, lavora il legno con mazzuolo e scalpello e, su basi di durissimo rovere stagionato, che taglia da sé, direttamente dai tavoloni, dà vita ad altorilievi che esprimono incredibile dinamismo ed energia. "A me piacciono la forza, il movimento, che cerco di esprimere attraverso le mie sculture - dice Della Giovampaola - e che sono le stesse doti di potenza e precisione che richiede il mio lavoro. Con il legno così duro ci vuole attenzione, bisogna essere decisi: un colpo può portare via un pezzo che deve rimanere, del rovere di quercia occorre ‘capire’ la venatura, si lascia lavorare solo in un verso". Roberto mostrò prestissimo le sue qualità artistiche: "Il primo materiale con cui ho giocato, da bambino, è stato il tufo, mi piaceva modellarlo; poi, nella bottega del mio babbo Italo, falegname, grande costruttore di carri agricoli, oggi esposti anche al museo dell’Alfa Romeo, mi appassionai al legno e realizzai, per la chiesetta della Madonna di Montenero, gli sportelli del fonte battesimale e del ciborio. Il Parroco Don Silio mi portò allora dal Prof. Attilio Caroti, fondatore della scuola del mosaico, che decretò che ero sprecato per la vita di campagna e mi spedì a Siena, all’Istituto d’arte. Io volevo però stare a casa e così, preso il diploma, tornai stabilmente a Cervognano". "Avrei tanto da fare, ho la vigna, gli olivi, le galline - racconta l’artista - ma bene come nel mio studio non sto da nessuna parte, starei sempre qui (ascoltando musica rock e country da una vecchia radio, n.d.r.), è come una droga, la notte non mi accorgo delle ore che passano, non sento la fatica fisica, semmai quella mentale".

La rara opportunità di ammirare le opere di Della Giovampaola viene offerta, fino al 28 settembre, dalla mostra Fortezza d’arte, allestita nella Fortezza di Montepulciano.

Diego Mancuso