Sarà un autunno caldo per lo stabilimento di Beko Europe in viale Toselli, dove l’azienda ha confermato per il mese di settembre l’ennesimo ricorso alla cassa integrazione, che stavolta prevede sette giornate di stop lavorativo per i 299 lavoratori della fabbrica senese. Il tutto, in attesa di una nuova riunione del tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Daniela Miniero, segretaria della Fiom Cgil di Siena, spiega: "Ancora non c’è una data di convocazione, ma a fronte della proposta sindacale di poter contribuire al piano industriale, per tutelare sito produttivo e livelli occupazionali, l’azienda ha risposto in modo deciso, respingendo l’offerta al mittente". E sul nuovo incontro: "Auspichiamo che Beko ci dia qualche anticipazione sugli interventi sul sito – continua Miniero –, ma non mi aspetto più di tanto, visto l’approccio unilaterale dell’azienda lo scorso giugno. Inoltre in viale Toselli non si registrano cambiamenti né in termini di organizzazione del lavoro né sulla percentuale di cassa integrazione". E infine: "In ogni caso, siamo pronti a mettere in piedi iniziative e mobilitazioni sul territorio".
Giuseppe Cesarano, segretario della Fim Cisl, non esclude che la convocazione del tavolo a Roma possa esserci dopo il 20 settembre: "Stavolta l’azienda dovrà dire cosa intende fare per la riorganizzazione degli stabilimenti. Vogliamo capire se cambiano gli strumenti di intervento, perché ormai la cassa integrazione non è più straordinaria, ma è ordinaria. Siamo di fronte a un comparto dell’Elettrodomestico in calo in Europa – conclude Cesarano –. Senza dubbio sarà un autunno caldo in viale Toselli".
Massimo Martini, numero uno della Uilm Siena, snocciola i numeri: "Settembre sarà decisivo per capire le prospettive dello stabilimento di Siena, oltre al quadro generale della produzione di Beko Europe in Italia. In attesa del piano industriale, c’è estrema preoccupazione sui numeri". E qui Martini entra nel dettaglio: "A Siena chiuderemo l’anno con 267mila pezzi prodotti, ma 60mila pezzi Nar sono destinati al mercato Usa, dove il contratto è in scadenza e non si hanno certezze sul rinnovo. Ci sono poi altri 60mila pezzi small in bilico per la forte concorrenza sul mercato europeo. Siena può contare su una base di 140mila pezzi big, ma da soli non bastano a tutelare sito e livelli occupazionali". Martini conclude: "Serve un piano industriale sostenibile con nuove commesse o diversificazioni della produzione. Solo così è possibile far fronte ai costi".