Lavoratori di Vitap a Poggibonsi in stato di agitazione. Ieri il presidio delle maestranze dell’azienda con sede in via Pisana: un totale di 42 dipendenti in una realtà attiva sul territorio da oltre sessantacinque anni e specializzata nella produzione macchine per il legno. Al centro dell’attenzione, e quindi alla base della protesta, la disdetta della quattordicesima mensilità e degli integrativi aziendali ad opera di Vitap. Una decisione assunta già a dicembre. Presenti davanti all’ingresso le organizzazioni Fiom Cgil e Fim Cisl. Mentre era in corso il presidio, un primo confronto fra le sigle sindacali e i rappresentanti di Vitap Spa. Le parti torneranno a incontrarsi il 24 gennaio.
"Fare cassa sui salari dei lavoratori non è lo strumento risolutivo delle crisi aziendali", spiega Daniela Miniero, segretaria generale di Fiom Cgil Siena. "Qualsiasi tipo di contrattazione da qui in avanti – aggiunge – dovrà avere come presupposto il ritiro della disdetta della quattordicesima. È un diritto e non siamo disponibili ad aperture a fronte di una negazione di tale diritto. Prima, l’azienda ritiri il provvedimento. Occorre rispetto per i lavoratori. Invece si assiste a questo scenario: se c’è una fase di difficoltà, un’impresa toglie ai suoi addetti ciò che si sono dovuti sudare negli anni".
Per Fim Cisl, l’intervento del segretario Giuseppe Cesarano: "Se per Vitap ci sono difficoltà oggettive, affrontiamole insieme. Troviamo delle soluzioni meno impattanti sull’azienda. La cancellazione è sbagliata. L’azienda ritiri il provvedimento, poi riuniamoci e individuiamo delle soluzioni che possano traghettare questa realtà produttiva fuori dal tunnel".
Vitap, da noi contattata, esprime il proprio punto di vista dopo il tavolo di confronto: "Il mercato attualmente sta vivendo una fase di stallo. Vitap purtroppo deve adeguarsi ai parametri del mercato del lavoro, che non ci permettono più di portare avanti degli istituti garantiti come la quattordicesima, ma che determinano il ricorso ad altri strumenti come il premio di risultato, attuato già due anni or sono. Ne va della sopravvivenza dell’azienda: il costo del lavoro ha raggiunto un livello che è fuori dal mercato. Cerchiamo con le nostre forze di salvaguardare chi è oggi al lavoro nel nostro stabilimento e di creare allo stesso modo le condizioni per il futuro".
Preoccupazione tra i lavoratori: "Abbiamo sempre offerto la nostra disponibilità – affermano alcuni degli addetti – a valutare insieme all’azienda le strade da percorrere. E questa è la situazione che stiamo vivendo. Non vogliamo essere il bancomat di alcuno".
Paolo Bartalini