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L’avvocato Luigi De Mossi difendeva gli 11 nicchiaioli
Non c’è stato modo di scardinare (completamente) le accuse per i fatti avvenuti durante il Palio, "strano diamante di luce che ha irradiato dal Medioevo la città", come lo definisce in un passaggio l’avvocato degli 11 nicchiaioli Luigi De Mossi. "Le grandi istituzioni hanno sempre ritenuto che Siena con questo rito articolato e complesso si è auto-sostentata", aggiunge subito dopo. In avvio aveva attaccato attingendo alla valutazione svolta da Massimo Iuliani, matematico specializzato in analisi forensi di immagini e video: non si può dimostrare che i valori ’hasc’ fossero esattamente riportati nei file. Chiede l’inutilizzabilità dei video. L’aula è piena quando le difese entrano nel vivo delle motivazioni. "Se qualche senese, a novembre, va a Colle e fa a cazzotti, signor giudice lo punisca! E’ rissa. Ma il Palio ha un tempo e i fatti del 2 luglio ci rientrano pienamente. Sono consentite cose che in un giorno normale non lo sarebbero: quando accade che un cavallo viene portato in strada? Il Palio ha un tempo e un luogo, la Piazza. Entrambi sono stati rispettati", rivendica De Mossi. Che aggiunge: "Nei 90 minuti della partita se uno assesta un calcione non è penale. Certo – dice rivolto a Cerretelli – ci vuole una sentenza coraggiosa ma lei può farla". Insomma, un giocatore sa che l’infortunio può accadere. Entra in campo consapevole. Così è per i fronteggiamenti. "L’intensità? Qualcuno aveva il nerbo? No. C’erano coltelli? Ma no...", ancora De Mossi. Ribadisce che i "fronteggiamenti rientrano nella tradizione", ci può stare la perdita del cappello da parte di un agente della Municipale quando ci sono masse in movimento. Ma nulla è stato fatto di doloso, né colposo. "Nicchio e Valdimontone difendevano quel giorno – prosegue De Mossi – la loro identità, era una rappresentazione su un ’palcoscenico’. Non succede mai che manchino di rispetto a polizia, carabinieri, vigili".
L’avvocato Daniela Marrelli che difende due montonaioli (uno assolto da tutte le accuse, l’altro condannato) rivendica "che nessun testimone ha confermato le ipotesi di reato". Un agente riferisce che era come se dietro "avesse avuto l’onda d’urto, ho perso l’equilibrio ed il berretto è caduto". "A noi non ci tocca nessuno – ha ribadito un altro vigile – ma per casi fortuiti potrebbe avvenire di cadere a terra. Non ho ricevuto spinte". Picchia forte l’avvocato Giulio Pisillo che parla di "mancato rigore in fase di indagini e di istruttoria che si traduce in una fragilità del costrutto accusatorio". E va subito dritto al cuore della sua difesa, affermando "che non ci sono state identificazioni certe. La conoscenza personale deve essere suffragata da ulteriori elementi". Inizia così ad analizzare, lo farà per un’ora e mezzo con l’aiuto dei video soffermandosi sui comportamenti tenuti dai quattro contradaioli difesi. Un lavoro certosino, puntiglioso. "Nella memoria del pubblico ministero si trattano tutti allo stesso modo invece i casi sono differenti", rivendica. Uno dei montonaioli, per esempio, "in realtà spinge su un vigile per evitare che cada, siamo molto lontani dalla resistenza a pubblico ufficiale". "Sono emerse le straordinarie peculiarità dei fatti", gli fa eco l’avvocato Fabio Pisillo che declina le regole non scritte dei fronteggiamenti, da tutti conosciute. E che sono state rispettate nel 2018. "Niente armi, né lancio di oggetti. Niente contradaioli ’prigionieri’, monturati e dirigenti non si toccano, tutto finisce lì. Non vogliamo disapplicare il codice penale, nessuno si sogna di affermare che Siena è un’enclave dove è permesso tutto ciò che altrove non lo è", conclude ricordando "che i contradaioli mettono in scena un rito". Chiude la discussione l’avvocato Mirko Guggiari che si sofferma sulla scriminante dell’avente diritto. "Quando mi muovo all’interno di un regolamento esercito un diritto, quello di praticare il calcio, il pugilato", dice. Mancano pochi minuti alle 14. Inizia l’attesa per una sentenza che a molti lascia l’amaro. E che la città non accetta leggendola come ulteriore perdita di identità.
Laura Valdesi