
Le sigle dei cartoon in Fortezza Cristina D’Avena star del Festival
Gli anni Ottanta non finiranno mai. Di spiegazioni per questo strano fenomeno di retomania incollato a quella decade, ognuno ha la propria. Ma una cosa è certa: ognuna di queste spiegazioni passa attraverso un punto in comune. Le sigle dei cartoni animati. E la protagonista assoluta di questa scena è una sola: Cristina D’Avena, che domani si esibirà al Siena Summer Festival (21.30 in Fortezza) insieme ai Gem Boy. Dai Puffi a Kiss me Lucia (alla quale ha prestato anche il volto nella serie ‘live action’), da Sailor Moon ai Ragazzi della Senna, da Memole a Pollon, da Occhi di gatto a Mila e Shiro (due cuori nella pallavolo), c’è un’epopea di storie e personaggi, passata in buona parte attraverso quarantacinque giri infilati in giradischi portatili arancioni.
E se è vero che non ha ancora avuto fine, strabordando nelle decadi successive, è vero anche che, invece, ha sicuramente avuto un punto d’inizio, nell’era delle televisioni commmerciali di Mediaset, nei programmi per ragazzi del pomeriggio, in quella spensierata e coloratissima programmazione condita con pubblicità di gelati, bibite gassate e patatine. E così, tra Cipster e Maxibon, ogni episodio delle avventure dei beniamini televisivi portava con sé una sigla che da lì sarebbe entrata nell’immaginario collettivo, stabilendovisi in modo indelebile e risaltando fuori in tanti ‘fine serata’ come la classica miccia che accende le energie ancora buone.
Non c’era davvero un modo migliore per festeggiare quarant’anni di carriera, per la cantante che a soli tre anni debuttò allo Zecchino d’Oro con il brano ‘Il valzer del moscerino’, di un tour che sta riscuotendo un successo incredibile. Nel corso del quale ad accompagnarla ha un gruppo, i Gem Boy, che avrà anche un pubblico di nicchia, ma quella nicchia ricorda bene certe perle come l’album ‘Orgia Cartoon’ in cui proprio le canzoni dei cartoni animati venivano riprese e parodizzate senza filtri. Insomma, un tuffo nel passato ma dal sapore tutt’altro che nostalgico.
Perché se le canzoni di Cristina D’Avena non hanno mai imparato quel sapore dolceamaro che si riserva agli amarcord, è prima di tutto per via del fatto che quel passato non è mai passato sul serio. Si è solo trasferito da una generazione all’altra senza scolorirsi, mantenendo intatto lo stesso sapore di merendine, aranciate esagerate e Big Babol. Come dice la canzone: che dolce sentimento è.
Riccardo Bruni