di Orlando PacchianiSIENATutela dell’occupazione, radicamento territoriale, valorizzazione del marchio storico. Dai sindacati alle istituzioni locali al mondo politico, sono le chiavi di lettura dell’operazione Mps-Mediobanca vista da Siena. Lo sottolineano il sindaco Nicoletta Fabio e la presidente della Provincia Agnese Carletti, lo sottolineano i sindacati - pur con qualche sfumatura nel giudizio sull’operazione -; lo sottolinea Francesco Michelotti, che di Fratelli d’Italia è deputato e vicecoordinatore regionale e può essere accreditato come l’interprete della linea della maggioranza: "Siena manterrà Mps, la sede, il marchio, l’identità e la tradizione. È la prova del successo del Governo Meloni, l’esecutivo ha creato le condizioni necessarie per il risanamento e il rilancio di Banca Mps".
Il ritorno a un ruolo da protagonista, associato al mantenimento del legame con il territorio, è la grande novità dopo la lunga crisi e il periodo di risanamento che, comunque, non aveva sollevato Rocca Salimbeni dal ruolo di possibile preda per altri appetiti, con il conseguente timore della scomparsa di centri direzionali e altre quote rilevanti di personale. "Questa operazione segna il termine del lungo percorso della banca verso la stabilità e il consolidamento e l’inizio di uno nuovo con Banca Mps come soggetto primario, e non più oggetto, nella creazione di un gruppo che si posizionerebbe al terzo posto nel sistema bancario italiano", ha detto Anna Paris, consigliera regionale Pd, la prima e a lungo l’unica del suo partito a prendere posizione.
A sposare in pieno l’operazione arriva anche Stefano Scaramelli, vicepresidente del Consiglio regionale e capogruppo di Italia Viva (nonché dipendente della Banca in aspettativa causa impegni istituzionali): "Il Monte è tornato a fare il Monte. La forza e il coraggio mostrato quando per primo proposi ai vecchi azionisti, compresa la Fondazione Mps, di partecipare all’ultimo aumento di capitale, ha prodotto i suoi effetti. Il salvataggio prima, il consolidamento poi e la crescita oggi sono merito anche del management attuale che ha dimostrato tutto il suo valore. Una operazione che, se andrà in porto, consoliderà Mps a livello nazionale".
Si torna sempre lì, a quel ruolo da protagonista che Banca Mps negli ultimi tre lustri aveva perso e che, dopo la paziente opera di risanamento degli ultimi anni, ora ripropone con forza sul grande scenario finanziario. Anche dal fronte sindacale c’è chi lo dice con entusiasmo, come Riccardo Colombani, segretario generale della First Cisl, che parla di "operazione storica che potrà realizzarsi solo con l’investimento qualitativo e quantitativo sull’occupazione", o Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, secondo il quale l’operazione è "di grande rilevanza e decisa da chi ha una visione chiara del futuro del settore, della finanza e del mondo, anche al di fuori dei soliti schemi rituali".
Accenti più forti rispetto alla nota unitaria equilibrata diffusa dalle segreterie di coordinamento: "Ogni operazione strategica dovrà evolversi sulla base delle linee guida concordate a suo tempo fra azienda e sindacato". E cioè, si torna ai punti base: "Tutela integrale delle condizioni contrattuali e professionali dei lavoratori, conferma del perimetro di attività attualmente svolte dalla banca, valorizzazione del radicamento territoriale e del rapporto con la clientela". Su questa linea si basa anche l’intervento di Stefano Carli e Federico di Marcello, coordinatori per Gruppo e Banca di Fisac Cgil, che puntano sulla "salvaguardia dei livelli occupazionali e valorizzazione delle professionalità che hanno contribuito al risanamento e al rilancio della nostra banca".
Temi sempre sul tavolo nei mesi e anni scorsi, quando si paventavano acquisti che avrebbero potuto snaturare Banca Mps. "Nessuna filiale sarà chiusa, non ci saranno sovrapposizioni e non ci sarà alcun impatto sociale, come ha sottolineato l’ad di Mps Luigi Lovaglio", dice ancora Michelotti. La partita ora è aperta e tutta da giocare.