Sessantadue anni di attività, un archivio fenomenale, una dinastia che prosegue nel segno della fotografia. Fabio Lensini, insieme al figlio Andrea, è un nome che unisce storia e modernità: dal banco ottico al digitale, c’è la loro firma su tanti eventi della città e, in particolare, sulle riproduzioni artistiche. Dall’impressionante statua del Vecchietta che campeggia nel loro studio a centinaia di libri e cataloghi, compreso quello per la mostra sui capolavori senesi ora al Met di New York e poi alla National Gallery di Londra.
"Dopo una vita passata a scattare foto, posso dire che quelle delle opere d’arte sono quelle che ancora mi riempiono di soddisfazione e mi emozionano", dice Fabio, tra i premiati dalla Camera di commercio per la categoria ’Impegno imprenditoriale’. Iniziò nel 1962, adolescente, alla Foto Grassi. Quella che appendeva in Banchi di Sopra le foto del Palio, unica testimonianza visiva di quanto accaduto in Piazza. E da subito iniziò a scattare anche per La Nazione: "C’era da essere sempre a disposizione – ricorda –, giorno e notte. Per un celebre delitto, per esempio, mi appostai per ore nel bosco, prima di riprendere l’accusato del crimine". Nelle sue stanze è presente anche l’edizione del giornale (nella foto) e tante altre stampe dell’incidente ad Ampugnano nel quale persero la vita quattro aviatori inglesi: "Riuscii a riprendere tutta la sequenza – ricordo –, quella foto oltre che a La Nazione fu venduta all’Ansa e all’Ap, fece il giro del mondo".
Ora è cambiato il mondo. Tutti possono scattare foto con lo smartphone e le macchine digitali hanno rivoluzionato il mestiere. "È vero, è tutto molto più facile – osserva Lensini –, ma se vuoi l’alta qualità devi sempre rapportarti con un professionista. Noi, anche nell’era del digitale, continuiamo a usare la luce, per esempio. Fotografi non ci si improvvisa". Detto da chi ha un mestiere lungo 62 anni.
Orlando Pacchiani