Una lettera scritta con la penna blu su entrambi i lati di un foglio a righe grosse, firmata da Alessandro, detenuto della casa circondariale di Santo Spirito, è stata recapitata ieri mattina ai lavoratori della Beko in presidio in viale Toselli, che l’hanno accolta con lacrime di gioia e spirito di solidarietà. Il tutto è stato possibile grazie a don Carmelo Lo Cicero, parroco di Taverne d’Arbia e cappellano di Santo Spirito, che da molto sostiene la causa dei lavoratori di viale Toselli e che ha letto personalmente la lettera durante il presidio fuori lo stabilimento.
"Io gli scrivo, ho deciso, ma chissà come la prenderanno loro. Scrivo per dir loro che gli sono vicino e che tutti mi sono nel cuore. Da principio ero titubante e mi vergognavo, poi ho realizzato che la vergogna più grande è quella che sta avendo Siena per la perdita dell’ennesima industria. Faccio parte di una piccola comunità che si vuole stringere attorno a voi con un grandissimo abbraccio solidale". Inizia così la lettera, e prosegue andando dritta al cuore dei lavoratori, già stremati da mesi di lotte e incertezze.
"Ciao citti, il mio nome è Alessandro, sono uno degli ultimi, un detenuto della casa circondariale di Siena. Un grande profeta disse ‘beati gli ultimi perché saranno i primi’, e così io mi sono sentito in dovere di essere il primo a scrivervi, da dietro queste sbarre di ferro; cosa nota è che il ferro vada battuto quando è caldo, quindi ragazzi, io sono con voi. Voi siete in tanti, e con l’unione e la forza delle vostre trecento anime dovete insistere, per poter forgiare a vostro piacimento quel ferro, che fino ad oggi avete mantenuto rovente, alla giusta temperatura affinché sia malleabile". Nella lettera si ripercorrono le sorti dello stabilimento, e la storia di altre industrie che nel tempo, sul territorio, hanno subito la stessa sorte.
"Nei vostri sguardi, dalla tv, ho letto la paura di andare incontro ad un futuro incerto. Dietro i vostri striscioni ho riconosciuto volti familiari, con cui condividevo la colazione nello stesso bar e quotidianamente scambiavo un sorriso e un buongiorno – rivela Alessandro –. A Siena vige un sistema schematico che non ha mai permesso alle grandi aziende di perdurare nel tempo, è un rompicapo senza soluzioni, che ha costretto per anni intere famiglie a pregare affinché la cassa integrazione, ultima risorsa, non finisse mai. Comunque si sa, a Siena siamo forti con la ribollita". La lettera, datata 24 gennaio 2025, si conclude con l’invito a rimanere in contatto e continuare la lotta e con un’immagine che rischia di essere quasi un sogno.
"Mi auguro di ritrovarvi una di queste mattine nel solito bar, per scambiarci quel sano ‘buongiorno’ e parlare del più e del meno… Meno problemi e sofferenza e più libertà di vivere. Lavoratori della Beko dovete rimanere ancora uniti in una sola eco: forza, forza, forza!".
La risposta dei lavoratori al messaggio ricevuto è stata immediata, unitaria e spontanea: "I carcerati hanno dato solidarietà ai lavoratori della Beko, e come lavoratori della Beko diciamo la nostra solidarietà ai carcerati, che vivono anche loro un momento di vita delicato e importante – ha commentato Massimo Martini, Uilm Siena –. Il prossimo passo sarà scrivere, come lavoratori, una lettera ai carcerati e possibilmente, farla consegnare a don Carmelo, con cui siamo in contatto tutti i giorni e che verrà anche a Roma, a sostenere la nostra lotta nel presidio che faremo sotto il ministero giovedì prossimo".