Poggibonsi (Siena), 5 febbraio 2025 – “La invitiamo a riprendere seriamente il suo dipendente affinché si comporti con educazione e con decenza nei confronti dei clienti maschi che afferiscono al negozio”. È uno degli stralci della lettera anonima spedita al titolare di una attività commerciale di Poggibonsi. È lì che lavora Roberto (nome di fantasia), accusato, nella missiva senza firma, di non tenere una condotta adeguata al suo ruolo al pubblico: nelle venti righe buttate giù al pc, si fa riferimento in maniera esplicita all’omosessualità di Roberto, giovane di Poggibonsi che, proprio per il suo orientamento sessuale, si legge, “ammicca e si rivolge con battute disdicevoli al mio ragazzo”.
La lettera sarebbe quindi opera di una cliente? “Trattandosi di un contenuto anonimo, non possiamo sapere”, spiega Roberto. Scorrendo il testo, si resta colpiti dagli accenti forti. Da qui la replica del giovane: “Frasi di quel tipo, suonano al pari di condanne prive di appello. Un’aggressione verbale, nero su bianco, giunta per posta ordinaria al mio datore di lavoro con l’intento di provocare una reazione negativa nei miei riguardi. Invece il titolare ha saputo gestire al meglio la delicata situazione. E lo ringrazio. Sono stato assunto un anno fa, dopo il diploma in un istituto della Valdelsa”.
Roberto mostra quel foglio dal tono inizialmente pacifico, in prima persona plurale (“non abbiamo pregiudizi verso gli omosessuali”). Ma poi arriva l’attacco: “Riteniamo che non sia possibile entrare in un negozio e trovare un commesso che fa battute al mio ragazzo”.
Alla fine della lettera, un avviso che sa di minaccia: “Per adesso ci limitiamo a questa segnalazione, pronte ad andare oltre se la storia dovesse ripetersi”. Risponde, Roberto, con il piglio di chi cammina a testa alta: “Orribili certe frasi. Ho una famiglia bellissima, capace di accettarmi per quel che sono, e tanti amici in zona. Mai una lite. Ho deciso di denunciare ai Carabinieri l’accaduto: un segnale che ho voluto dare. Ho poco più di vent’anni, il periodo della vita in cui si aprono gli occhi. Nel 2025 dovremmo essere tutti un po’ più aperti come mentalità. Se esistono ancora tali forme di odio – conclude – significa che c’è molto da lavorare, a ogni livello”.