di Laura Valdesi
SIENA
Nel sud della provincia, dall’Amiata alla Val d’Orcia fino alla Valdichiana, sono soprattutto le donne fra i 40 e i 49 anni a rivolgersi ai centri antiviolenza (Cav). Leggermente inferiore, fra coloro che segnalano situazioni di maltrattamenti e disagio, le persone di questa fascia di età nell’area senese. Dove invece sono le più giovani a trovare il coraggio di segnalare. Molte hanno fra i 16 e i 29 anni, ancora più numerose le donne fra i 30 e 39. Nel senese, però, le anziane, over 70 non fanno il gran passo, avvicinandosi ai Centri che possono ascoltarle e aiutarle, a seconda della gravità dei casi. Pochissime. A differenza dell’alta Valdelsa ma anche dell’Amiata-Valdichiana. Cifre che tracciano per il 2022, nel ’Quindicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana’, l’identikit delle donne che si rivolgono ai Cav. Andando più a fondo, per capire il fenomeno e la sua evoluzione. Non sembra cambiare nel tempo, per esempio, la loro nazionalità: si tratta soprattutto di italiane. Nel Senese rappresentano il 64,1% del totale a fronte del 35,9% delle straniere che risultano meno – 31,4% – nel sud della provincia. Stabile sostanzialmente anche un altro dato, relativo al fatto che nella maggioranza dei casi si tende a rivolgersi ai Cav presenti nella propria provincia. Di qui l’importanza della capillarità per poter sostenere anche coloro che hanno problemi logistici-organizzativi che in qualche caso possono anche impedirne l’accesso o provocare l’interruzione del percorso di emersione dal dolore che stanno svolgendo. Nella nostra provincia solo il 4,3% arriva da un’altra regione, per esempio.
Quanto alle caratteristiche della violenza che porta le donne a rivolgersi ai Centri, spicca quella psicologica. Oltre il 60% sostiene di aver subito quella fisica e supera quota 25% il gruppo di coloro che hanno avuto anche anche quella economica con soldi negati e conti correnti bloccati. L’identikit sugli autori delle presunte violenze conferma che avvengono all’interno delle relazioni affettive. In molti casi si tratta del partner, subito dopo nella ’classifica’ vengono gli ex e, in terza battuta, persone che fanno parte della famiglia. O comunque parenti. Ma cosa chiedono le donne quando varcano la porta dei Centri anti-violenza? Praticamente tutte di essere ascoltate, hanno necessità di confidarsi. E accoglienza unitamente a supporto e consulenza psicologica (48,% nel Senese) ma anche accompagnamento nel percorso giudiziario e consulenza legale: 54,1%.
Anche l’informazione sulle opportunità è importante. E arriva attraverso iniziative come il camper della polizia, ieri in piazza Tolomei, dove operatori esperti in materia con alcune volontarie delle associazioni del territorio hanno spiegato a tutti, non solo a presunte vittime, il progetto ’#Questononèamore’, gli strumenti che le istituzioni offrono per farle sentire protette e rassicurate. Tutto nel rispetto della privacy accogliendole a bordo del camper. Anche la sede della questura, come il comando provinciale dell’Arma, si è colorata di arancione a Siena aderendo ad ’Orange the world’.