L’inchiesta si riapre: "No, non si è impiccato. Nostro figlio Simone è stato assassinato"

Il caso dell’autotrasportatore 43enne trovato morto vicino a Siena. L’appello dei genitori in tv e la pista di una misteriosa donna fantasma. "Non gli hanno fatto neppure l’autopsia. Vogliamo la verità".

L’inchiesta si riapre: "No, non si è impiccato. Nostro figlio Simone è stato assassinato"

L’inchiesta si riapre: "No, non si è impiccato. Nostro figlio Simone è stato assassinato"

di Laura Valdesi

SIENA

"Sinceramente inventare la vita su di me, hanno abbastanza r (....). Digli solo quello che ti ho scritto, l’ho amata veramente tanto, l’ho amata con l’anima soprattutto.... quando dico sentirete parlare di me, sentirete parlare di me veramente". Le ultime parole di Simone Casini, 43 anni, di Vivo d’Orcia, mentre guida il camion vicino a Siena. Affidate ad un messaggio audio registrato. Il trasportatore, alle 11 del 27 luglio 2022, verrà trovato senza vita nella strada di Fonte Murata, zona Isola d’Arbia. Impiccato nel rimorchio del camion. Intorno al collo una cinghia spessa fatta per fissare i carichi. "La nostra convinzione è che sia stato ammazzato e poi attaccato", sostiene il padre Ivano a ’Chi l’ha visto?’ dove il caso del figlio è stato ricostruito. "Io voglio la verità – aggiunge la moglie Daniela, con il marito ed il legale in studio –, non gli hanno fatto l’autopsia. Che ci concedano la riesumazione". L’appello è rivolto alla procura di Siena che sta indagando.

I genitori dell’uomo, dunque, non credono all’ipotesi del suicidio e chiedono approfondimenti. Svelando un retroscena inquietante nella vita del camionista di Vivo, minuscola frazione di Castiglione d’Orcia, sull’Amiata. Una relazione sentimentale ’tossica’ con una bella ragazza bionda, Enriquetta, che sarebbe andata avanti per otto anni ma sui social e al cellulare, senza mai incontrare fisicamente la giovane. Presunta infermiera, 28 anni, di Saragozza in Spagna, così si presentava. In realtà la donna non esiste, solo un falso profilo. Mai vista però lui la amava alla follia, come emerge dai numerosi messaggi scambiati, in parte svelati dai familiari che si sono affidati all’avvocato Enrico Valentini di Roma. "So che una badante che c’era qui – conferma la madre – gli disse ’questa non viene’. E lui ribattè ’se non lo fa mi ridà tutti i soldi’. All’epoca intorno ai 20mila euro ma potrebbero essere stati 70mila, forse di più. Lui tutti i mesi il primo prelievo che faceva era di 1500 euro". Senza contare la frenetica ricerca di denaro nelle ultime settimane di vita, chiesto anche ai parenti con la scusa che aveva giocato. Dei soldi alla fantomatica fidanzata, però, non ci sarebbe traccia. Al figlio sarebbe stato fatto un ’lavaggio del cervello’, sostiene la madre. E quando ha contattato la misteriosa donna le aveva risposto con un vocale fatto ascoltare in trasmissione. "Voi non state bene con la testa", dice una voce che non sembra avere inflessione spagnola. Pregandola di lasciarla in pace. Enriquetta sui social appariva accanto al camionista grazie a fotomontaggi che l’uomo pubblicava ma non aveva strumenti per farli. Di qui l’ipotesi di truffatori. Un gruppo. Anche perché l’uomo intratteneva, sempre sui social, contatti con sedicenti amici dell’infermiera.

Oltre al retroscena del raggiro sentimentale, le modalità dell’impiccagione convincono poco la famiglia. "E’ stato ritrovato con i piedi che toccano sul pianale – osserva l’avvocato Valentini –, i guanti da lavoro. La cinghia intorno al collo, secondo i nostri esperimenti, non consente un facile avvolgimento. Stando al verbale di ispezione cadaverica sono di un centimetro e mezzo i segni, invece dei 5 della cinghia. Bisognava verificare se aveva ingerito stupefacenti o era stato sedato. Un’ispezione sulle ossa per riscontrare eventuali fratture. Vogliamo sapere cosa e come è successo".