Alla Giornata del malato ieri alle Scotte ha preso parte anche il Cardinale Augusto Paolo Lojudice, che non ha mancato di portare la sua testimonianza: "Il malato non come un numero o una persona solo da far dimettere, ma da curare nel suo profondo, nella sua fragilità del momento. C’è un malato dentro ad ognuno di noi, possiamo esserlo tutti. L’uomo è questo, una foglia sbattuta dal vento. Scoprirsi un po’ malati è anche la storia che ripercorre nel cammino di Gesù nel Vangelo, che da Nord a Sud incontra decine e decine di malati e sta sempre dalla loro parte. E vicino a chi soffre è Papa Francesco, che più volte ha parlato dell’incontro con la malattia, che ci cambia ma ci rende anche più forti e non ci trova soli; l’altra parola chiave è il dono, la condivisione della sofferenza e la vicinanza di Dio".
Nella sua testimonianza il Cardinale ha portato alla luce anche una vicenda che ruota attorno all’ospedale senese: la storia di una famiglia di origine albanese venuta a Siena, in una sorta di "viaggio della speranza", per far seguire e curare alle Scotte il figlio di appena un anno affetto da un tumore all’occhio. All’interno dell’ospedale senese c’è il Centro di riferimento per il Retinoblastoma diretto dalla professoressa Doris Hadjistilianou, un’eccellenza per questo tipo di problematiche, per la quale da tutta Italia, e anche oltre, arrivano pazienti a Siena. "Mi ha contattato un vescovo di un’altra regione e mi ha informato che a Siena è arrivata questa famiglia da una settimana, proprio adesso il bambino sta facendo la chemioterapia – ha menzionato il cardinale durante il suo intervento e poi raccontato a margine del convegno –. Non sanno dove andare, sono viaggi della speranza. C’è tanta gente, sia del nostro Paese che di altri, che cerca una qualche forma di soluzione in queste strutture di eccellenza. Così si crea questo tessuto che proviamo a far diventare una rete di solidarietà, che secondo me è il sentimento che muove il mondo e lo farà sempre".