
"Ormai le piazze fanno rivoluzioni solo quando sono vuote". È uno dei versi simbolici di ‘Ilenia’, canzone della band toscana The Zen Circus, citato dal professor Duccio Balestracci in occasione della conferenza stampa indetta dall’associazione ’Prospettive’ per invitare le istituzioni cittadine presenti e future a restituire il monumento ‘Donna di nome Italia’ di Tito Sarrocchi alla sua originaria collocazione, Piazza Indipendenza, e ripensare a 360 gradi gli spazi vuoti della città.
Il monumento, ricollocato nel 1958 in via Pannilunghi nel bel mezzo di quella che è oggi un’area parcheggi poiché rendeva complicate le manovre dei bus cittadini nella Piazza, è stato restaurato nel 2020 grazie alla mobilitazione dei cittadini, e adesso attende di tornare al centro di un luogo dal grande significato storico. "Riportato allo splendore originario – ha spiegato Sergio Betti, presidente di Prospettive -, il monumento sarebbe sprecato se lasciato in un parcheggio in zona San Prospero: crediamo sia l’ora che torni in Piazza Indipendenza, restituendo un’immagine della Piazza come era nell’800, qualcosa che farebbe bene sia alla città che al turismo cittadino".
"Piazza Indipendenza, trasformazione di Piazza San Pellegrino storico centro dell’arte della lana di Siena – ha sottolineato Balestracci -, ha avuto una caratterizzazione architettonica precisa fino a metà ‘900, quando la statua è stata spostata in San Prospero: ricollocare il monumento vorrebbe dire riqualificare la Piazza, permettendole di tornare al centro della vita cittadina. Un’occasione per ripensare tutti gli spazi aperti e vuoti di Siena: le Piazze sono fatte per essere vissute, non per rimanere vuote".
Una statua che contiene il Dna di Fontebranda e dell’attore senese Francesco Burroni. "Fu la mia bisnonna Emma Inglesi – ha raccontato Burroni –, fontebrandina doc, a posare per Tito Sarrocchi e donare le sue fattezze alla statua. È già da una cinquantina d’anni che cerco di sollecitare le istituzioni a riguardo, parliamo di una zona strettamente legata al popolo e alla Contrada dell’Oca, dove noi normalmente sostiamo nei giorni del Palio".
La ‘Donna di nome Italia’ di Tito Sarrocchi, il monumento ai caduti per l’Indipendenza, ha per questo un nome preciso: quello di Emma Inglesi, bisnonna di Francesco Burroni, bellissima fontebrandina che in gioventù fu invitata a posare per l’Accademia delle Belle arti senesi. Ambita da tutti i giovani ocaioli, finirà per innamorarsi di un torraiolo in un’epoca nella quale l’amore tra Contrade nemiche era tutto tranne che accettato, dando vita a una storia d’amore e fughe quanto meno turbolenta.
Andrea Talanti