Uno storico che si guarda curioso attorno e descrive il mondo in modo sempre diverso, spostando lentamente il suo obiettivo. Non è facile raccontare in poche righe l’ultimo libro di Duccio Balestracci ‘L’Erodoto che guardava i maiali – E altre storie popolari 1300-1600’ (Laterza). Più che fare storia qui l’autore adopera la storia per un viaggio parallelo, di sicura fascinazione, per portarci all’attenzione gli autori popolari che, come in una sorta di vangeli apocrifi, inseguono i grandi eventi raccontandone i particolari. Il tutto con un linguaggio talvolta filmico. Adoperando una metafora a me cara, posso dire che se Balestracci fosse stato un musicista avrebbe preso un tema popolare, e lo ha eseguito non solo bene, ma con tutta una serie di intermezzi, di citazioni musicali di pregio, rendendolo un altro. Insomma, un altro modo di fare storia, tenendo le strutture scientifiche ma adoperando tutta una serie di personaggi al limite del grottesco, veri, fortemente legati ognuno al proprio territorio. Una ricognizione altissima, ma con un abito leggero, che ha la fascinazione del racconto. E mette insieme questi elementi, perché la storia è il racconto dei fatti e i racconti sono la storia dei sentimenti.
Massimo Biliorsi