
Durante le Celebrazioni Cateriniane nel 2021 Papa Francesco inviò un telegramma per esaltare la figura della patrona di Siena
Aprile è il mese di Santa Caterina: in varie occasioni Papa Francesco aveva ricordato (nel 2019 e poi nel 2021 per i 560 anni dalla sua canonizzazione) ed espresso la sua ammirazione per la santa senese. "Grande figura di donna e di credente, che richiamò incessantemente la Chiesa e gli uomini di buona volontà ai valori evangelici". Questo il senso di un telegramma inviato quattro anni fa all’arcivescovo di Siena, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, in occasione della memoria liturgica di Santa Caterina e dell’avvio delle Feste Cateriniane.
Una santa "moderna", largamente anticipatrice, che ha affascinato tanti pontefici, anche per il richiamo incessante ai valori evangelici, rammentati a gran voce dallo stesso pontefice appena scomparso. Non solo esempio di fede e carità, ma simbolo della straordinaria volontà di promuovere quella che oggi possiamo chiamare "la civiltà dell’amore".
"Il Papa si associa alla gratitudine al Signore per avere donato alla Chiesa e all’umanità una “così grande figura di donna e di credente, che richiamò incessantemente ai valori evangelici” – il messaggio del Pontefice nel 2021 –. Francesco auspica che, nel contesto del 560° anniversario della canonizzazione della santa senese, prevalga dunque l’esempio e la testimonianza di questa generosa discepola di Cristo, proclamata anche Dottore della Chiesa, il 4 ottobre 1970, per volere di Paolo VI. Detto negli anni Duemila, di fronte a guerre, crisi e forti incomprensioni, fa effetto. E Siena diventa indirettamente terreno di unità, dapprima della Chiesa stessa e poi di tutti i popoli.
Ogni Pontefice passa attraverso la continua proclamazione della santa senese a dottore della Chiesa, patrona di italia e compatrona d’Europa. La stessa vocazione di Papa Francesco passa attraverso una lotta sempre in prima linea: quello che un tempo Caterina faceva inginocchiandosi davanti al ceppo dei condannati alla mannaia, accompagnando la loro fine. Anche Francesco ha sempre ascoltato, in questo scellerato crescendo di guerre e morti, la voce del sangue degli innocenti, ma anche di chi muove queste tragedie richiamando i potenti alla loro coscienza, assieme a coloro che non hanno scelto certo questo destino. Insomma quello che Caterina chiamava "il sangue dei tristi", buttandosi nella mischia senza esclusioni di colpi. La pace non è un concetto astratto ma la vera e unica promozione umana. Un filo rosso unisce dunque queste due figure: se è mancata una visita alla città della Santa è stato solo per motivi temporali, per il poco tempo del Pontefice e la catastrofe del Covid, che ha fermato il mondo.
Si adattano quindi alla perfezione le parole di Caterina a padre Raimondo da Capua, come se avesse superato il tempo e parlato con Papa Francesco: "Voi non vi tiriate mai addietro; ma sempre perseverate ogni volta che vedeste la cosa più fredda, infine che vediamo spargere il sangue con dolci e amorosi desideri. Sù, sù, padre mio dolcissimo! e non dormiamo più!".
Massimo Biliorsi