REDAZIONE SIENA

L’Università scala le classifiche. Il traino di didattica e ricerca

La graduatoria internazionale Times Higher Education immortala la migliore performace di sempre. Guadagnate almeno cento posizioni, l’ateneo si piazza nella fascia alta fra 2.092 istituzioni accademiche.

Il rettore Roberto di Pietra ha illustrato la classifica THE, insieme al professor Simone Borghesi, delegato alle Relazioni internazionali e ad Andrea Bernini

Il rettore Roberto di Pietra ha illustrato la classifica THE, insieme al professor Simone Borghesi, delegato alle Relazioni internazionali e ad Andrea Bernini

"Siamo migliorati in tutti gli indicatori e in tutti siamo al di sopra della media. Non posso che essere soddisfatato dalla performance: in un anno abbiamo scalato almeno cento posizioni, salendo due gradini, fino a due fasce sopra", così il rettore Roberto Di Pietra commenta il posizionamento dell’Università degli Studi nella Times Higher Education (THE è l’acronimo), classifica mondiale delle Università: l’Ateneo senese sale nella fascia fra le posizioni 351 e 400, un balzo di oltre cento posti rispetto alla fascia 501-600 dell’anno passato ed è nel gruppo ’Top 20%’ tra le migliori istituzioni accademiche al mondo; oltre che al 14° fra le università italiane.

Importante è esserci: insieme alla classifica Qs, questa del Times stila un ranking mondiale: tenuto conto che l’Unesco accredita 12mila università nel mondo, nella classifica The ce ne sono quest’anno 2.092, fra le quali 55 degli 84 atenei italiani. Tenuto conto che nella fascia delle prime 200 al mondo ci sono solo tre italiane, Università di Bologna, Normale di Pisa e Sapienza di Roma, Unisi si piazza nella fascia alta del ranking mondiale. "Al di là del miglioramento registrato – ancora il rettore Di Pietra –, significa che abbiamo cominciato un percorso che ci rende più e meglio visibili a livello internazionale. La direzione intrapresa è quella giusta".

La classifica si basa su elemente oggettivi, che ruotano tutti attorno alle mission accademiche, didattica, ricerca e terza missione, il lavoro. Sono cinque gli indicatori su cui è valutata la performace: insegnamento, produttività e qualità della ricerca, trasferimento tecnologico e dimensione internazionale. A guidare la crescita sono le attività di insegnamento, trainato a sua volta dall’alto numero di laureati che proseguono nei dottorati di ricerca e scuole di specializzazione; la produttività e la qualità della ricerca, intesi rispettivamente come numero di pubblicazioni e citazioni da parte di ricercatori di altri atenei; l’alto numero di brevetti per il trasferimento tecnologico. La dimensione internazionale è sostenuta dalla presenza di co-autori internazionali nelle pubblicazioni (46% dei casi) e dal numero di studenti internazionali (10%).

"Il risultato di quest’anno è il miglior piazzamento di sempre per noi nel ranking Times - sottolinea il professor Simone Borghesi, delegato alle Relazioni internazionali –. Nel 2019 abbiamo ottenuto un risultato simile, ma oggi siamo in un contesto più competitivo, con circa 2.100 università, allora erano 1.250". "Essere in questi ranking migliora l’attrattività nei confronti degli studenti, ma non solo - aggiunge Andrea Bernini –. Ci sono Paesi e istituzioni che oggi concedono borse di mobilità se l’ateneo è nella top 500 e in base al numero di brevetti, partenariati e fondi intercettati dall’industria".

Paola Tomassoni