Mafia Vella: "La battaglia non è ancora vinta"

Il procuratore di Gela è intervenuto ieri all’Arci parlando di come si è evoluta la criminalità organizzata e del tema migranti

Non piace il termine "giudice antimafia" al procuratore di Gela, Salvatore Vella. Che pure è profondo conoscitore dei fenomeni della criminalità organizzata e migratori. Il suo nome, a quest’ultimo riguardo, è legato anche all’inchiesta scattata dopo che la nave Ong Open Arms fu bloccata davanti a Lampedusa con il diveto di sbarco imposto dall’allora ministro Matteo Salvini. Nel clima familiare del circolo Arci in via dei Pispini, con Fiorino Iantorno a fare da moderatore, si sofferma sull’origine di ’fenomeni’ come Suvignano, azienda ora confiscata alla mafia. "Si pensava, molti anni fa, che portando magari in Toscana e in Emilia esponenti della criminalità sarebbero per così dire ’guariti’. E’ stato esattamente il contrario, hanno compreso che lì c’erano opportunità per fare business", sottolinea Vella. Citando un’intercettazione del processo Aemilia dove un imprenditore bolognese chiama un calabrese comprendendo che, per espandersi a Genova e fare affari, bisogna aprire un tavolo con la mafia. Contro cui non è certo finita la battaglia anche se, ammette, "Cosa nostra siciliana è ridimensionata". Non ha più lo spessore criminale, osserva ancora il procuratore, di capi quali Riina, lo stesso Messina Denaro. "Nessun paragone con quelli che arresto adesso", dice ponendo poi l’accento sulla ’ndrangheta, "invece fortissima. Nel gotha mondiale della criminalità organizzata è ai primi tre posti". Perché ha sviluppato capacità strategiche di investire montagne di capitali guardando avanti, come quando comprò a Bruxelles, sede del Parlamento europeo, il terreno per costruire un intero quartiere.

All’incontro era presente anche Adriano Scarpelli, presidente di Carretera Central ets, che occupandosi di migranti non usa giri di parole sostenendo "che due terzi della vendemmia fra Siena, Firenze e Arezzo è fatta da persone ’schiavizzate’. Stranieri e in mezzo ci finisce anche qualche italiano". Accennando al fenomeno dello sfruttamento della manodopera straniera che opera sovente senza sapere cosa è una busta paga e quali sono i diritti. "Un fenomeno molto presente ma sui radar non si vede", sferza. "Di immigrazione clandestina mi sono occupato per circa 20 anni, a Lampedusa ho visto passare il mondo", è ancora il procuratore Vella a parlare. Per sottolineare il binomio migranti-business, la pericolosità della rotta del Mediterraneo per chi lascia il suo Paese, per evidenziare che il diritto ad emigrare è contenuto nella nostra Costituzione. Senza contare la leva potentissima che la paura del diverso rappresenta anche a livello politico.

La.Valde.