Non è mai stato formale il rapporto fra la città e l’Università. E’ un legame profondo, che vieni dalla genesi delle cose, una compenetrazione ben poco formale. In forma volutamente didascalica il docufilm ‘Magnifiche. Storia e storie di università’, prodotto e realizzato da Rai Cultura e che fa parte di una collana di cinque filmati dedicati agli atenei più antichi italiani. Per meglio suggellare questo connubio la presentazione è avvenuta nella sede museale della Contrada della Tartuca, evento sottolineato dall’onorando Antonio Carapelli come punto di incontro fra due storie non solo parallele ma che si intersecano da secoli.
I senesi, più che gente vana, sono erroneamente definiti come persone chiuse, refrattarie agli incroci con altre civiltà, ma la storia parla con altri punti di vista e, sappiamo, la storia è un oggettivo percorso che non si concede soluzioni solo di apparenza. Sono parole del Rettore Francesco Frati che nel saluto ha ricordato non solo l’ateneo, ma quello che ha portato la Francigena oppure quella Banca che per secoli è stata linfa non solo economica. Con illuminata semplicità ha concluso gli interventi la docente Letizia Marsili, che poi è una dei protagonisti, una sorta di guida ispirata che si intervalla allo sviluppo della sceneggiatura, di questo documentario che è stato proiettato nell’antico cuore di Castelsenio.
Si deve subito dire che lo sviluppo narrativo riprende la grande tradizione documentaristica di una televisione che non c’è più: si comincia dalla fondazione e si viaggia in parallelo fra le vicende storiche con quelle dell’ordinata crescita degli insegnamenti, partendo dall’originalità di un Comune che, fortemente illuminato, pagava al tempo direttamente gli insegnanti. Così gli eventi si succedono ai passaggi di quel radicamento che ha dato lustro e linfa alla vita cittadina.
Un filmato chiaro e immediato, senza nessun coraggioso gioco di montaggio, questo per rendere il tutto meno legato al momento della sua realizzazione. Protagonisti, oltre a Letizia Marsili, troviamo Gabriella Piccini, Nicola Labanca, Paolo Nardi, Angelo Riccaboni e Carlo Alberto Ricci. Lo scopo di questi eventi credo che sia l’evitare l’ossessiva conservazione della memoria che non porta da nessuna parte se non alla stanca retorica. Ogni docufilm itinerante nei secoli dovrebbe sempre terminare con la parola futuro.
Massimo Biliorsi