REDAZIONE SIENA

Maltempo, le ragioni del disastro Gaudini: «Paghiamo scelte urbanistiche con evidenti criticità»

Il presidente dell’Ordine degli ingegneri analizza le cause degli allagamenti «Massetana Romana, stazione e San Miniato, ecco cosa non va. Con il cambiamento climatico, eventi prima eccezionali ora sono la norma»

La zona di Massetana Romana (Siena) flagellata dal maltempo - Foto Lazzeroni

Siena, la zona di via Massetana Romana flagellata dal maltempo e dagli allagamenti - Foto Lazzeroni

Siena, 22 ottobre 2024 – Ci sono ragioni tecniche e soprattutto scelte urbanistiche per spiegare quanto accaduto giovedì sera a Siena, quando alcune zone (in particolare Massetana Romana e San Miniato, ma non solo) hanno subìto ingenti danni dopo le forti piogge. A sostenerlo è Francesco Gaudini, presidente dell’Ordine degli ingegneri provinciale: «Ci occupiamo abitualmente di difesa del suolo, ci confrontiamo ogni giorno con questi temi», afferma.

Da dove partiamo, Gaudini? Le precipitazioni sono comunque state particolarmente rilevanti in un ristretto arco di tempo, anche se in passato se ne erano verificate di maggiori.

«La prima differenza, rispetto ad altre situazioni simili, è nella frequenza ed è legata ai cambiamenti climatici: eventi che una volta erano eccezionali, stanno diventando la norma e questo ci impone la prima riflessione sulle cause degli allagamenti».

Di che tipo?

«Le opere idrauliche realizzate alcuni decenni fa evidentemente si basavano su dati pluviometrici non più attuali. Il sistema fognario, per farla semplice, in alcuni casi non è più adeguato».

È stato il caso di San Miniato, per esempio: lì non influisce anche l’intensa urbanizzazione realizzata intorno alla piazza originaria?

«Certo, non esistendo più terreno circostante in grado di far defluire le piogge, tutto confluisce nella parte più bassa del quartiere. E quel sistema fognario, che era stato pensato per un altro contesto, non è più sufficiente».

Questo non riguarda solo San Miniato, giusto?

«È il secondo aspetto e forse il principale problema: è abbastanza evidente che negli ultimi trenta-quaranta anni sono state fatte scelte urbanistiche che oggi evidenziano diverse criticità. In Massetana Romana un corso d’acqua a cielo aperto è stato ridotto a un canale in calcestruzzo con una sezione diversa rispetto a quella originaria. E alla stazione, l’edificio lineare è a tutti gli effetti un ostacolo impermeabile ai piedi di una collina. Costruire in queste aree era un rischio».

Possibile che nessuno se ne fosse reso conto?

«Da tempo in Italia ci portiamo dietro un equivoco, pensando che il paesaggio sia solo ciò che si vede. E allora si è pensato a costruire in qualsiasi luogo fosse meno impattante per l’immagine: nelle zone depresse, spesso vicino ai corsi d’acqua, o nei compluvi naturali, con i risultati che purtroppo vediamo in tante parti d’Italia. Ma nella storia si era sempre costruito in alto e non solo per motivi di sicurezza in tempi di guerra. Poi negli ultimi decenni si sono seguite altre strade».

Fatta l’analisi, quale può essere la risposta ora per i problemi del territorio senesi?

«Realisticamente bisogna pensare a nuove opere idrauliche, che siano casse d’espansione dove possibile oppure adeguamento e ampliamenti delle reti fognarie, cosa che si può studiare da subito. È ovvio che intervenire in aree urbanizzate è molto più complicato, ma anche qui andrebbe rivista una cultura diffusa, realizzando le opere di urbanizzazione e di messa in sicurezza del territorio prima di costruire. Purtroppo spesso accade il contrario».

C’è da temere per il futuro?

«Se un evento si è già verificato è chiaro, come peraltro già annunciato, che bisogna lavorare per evitare che possa ripetersi, nel caso si presentassero le stesse condizioni».