
Un mito del calcio sta arrivando in Cielo: chi ama l’estro nel calcio e nella vita piange la scomparsa di Maradona. I miti vanno ben oltre gli appassionati, scavalcano ogni barriera emozionale e lasciano una scia di ricordi. Anche i senesi possono tirare fuori dal cassetto un ricordo particolare, un granello della polvere di stella. L’arrivo di Maradona in Italia nel 1984 ha due "bagni di folla": quello del 5 luglio allo Stadio San Paolo, con oltre ottantamila napoletani presi da una travolgente gioia di avere il campione, (pagato oltre 13 miliardi di Lire) e nella trasferta di Siena, una delle prime uscite ufficiali, quando il suo Napoli il 12 agosto affrontò, durante il periodo diritiro a Castel del Piano la squadra bianconera, allora allenata da Ferruccio Mazzola.
Quando Maradona sbucò dal sottopassaggio del Rastrello c’era una calca di persone deliranti che lo aspettava, mentre anche il "prato", così si chiamava lo spazio adesso tribuna sotto San Domenico, pullulava di tifosi napoletani. C’era un clima incredibile anche dall’altra parte del campo, nello spazio riservato alla tifoseria di casa. I senesi non erano abituati ai grandi eventi. Maradona scherzò con i raccattapalle, palleggiò alla sua maniera: la testa riccioluta, i calzettoni abbassati, un asso che addomestica il pallone. Colpì una traversa nei primi minuti subì falli, ma non fiatò e si prese le scuse dei bianconeri. L’amichevole finì 4 a 0 per il Napoli, ma il risultato varrà solo pere gli archivi: quando Maradona uscì salutò da primo della classe il pubblico, i napoletani ma anche la parte senese. Concesse autografi a chi si trovava nella sua strada verso gli spogliatoi.
Oggi Nicola Natili ricorda:"Accompagnai il Napoli e Maradona a cena presso il Ristorante Turiddo ed ebbi la fortuna di sedermi proprio davanti a Diego. Aiutandomi con un piccolo vocabolario parlammo a lungo di tante cose, ma non di calcio, era molto curioso di conoscere questa città così particolare".
Il presidente di quel Siena era Danilo Nannini, la figlia Gianna diventò amica di Maradona, forse lo ispirò anche per il nome dato alla figlia. "Ci sono giocatori e giocatori, ma tu Diego - ha scritto ieri sui social Gianna Nannini - sei una divinità del calcio, un essere umano che ha regalato emozioni a noi tutti come nessuno mai prima, e penso mai nessuno più dopo di te. Ti ringrazio del tuo cuore puro che ho sentito battere col mio. Un abbraccio che non mi si stacca più. Ciao Diego, il più grande di ogni tempo".
Massimo Biliorsi