C’erano venti runner ’speciali’ alla partenza della Maratona di Venezia 2024, impegnati sulla distanza dei dieci chilometri. Il loro obiettivo non era vincere ma testimoniare, con ogni passo, con ogni grammo di sudore e fatica speso lungo calle e canali, il proprio impegno per una causa nobile, sostenere un progetto di ricerca, in questo momento in corso all’ospedale San Raffaele di Milano, per una cura definitiva del diabete di tipo 1, quello genetico. Non a caso la pattuglia dei venti maratoneti era quella della Fondazione Italiana Diabete e tra loro c’era un solo toscano, il poliziano David Falciani. "È stata un’esperienza straordinaria, in un luogo unico al mondo, in mezzo ad altre 17mila persone, di cui settemila al via della dieci chilometri, molte delle quali, come noi, impegnate in progetti di solidarietà" racconta il maratoneta di Montepulciano.
"E abbiamo raggiunto obiettivi straordinari: con 24mila euro complessivi – prosegue Falciani – la Fondazione italiana diabetici è stata la seconda associazione ad aver raccolto più fondi, altri nostri rappresentanti sono entrati nelle posizioni di vertice delle varie classifiche e anch’io posso dire, con orgoglio, di aver dato un’importante contributo, con un totale di oltre 800 euro, frutto dei versamenti che tanti benefattori hanno effettuato rispondendo all’appello che avevo caricato sulla piattaforma Rete del dono".
Falciani, 39 anni, operatore di Polizia municipale nel Comune della sua città, ricorda la data in cui gli fu diagnosticato il diabete di tipo 1 come un qualsiasi anniversario: "Era l’8 novembre, avevo 17 anni, da allora è veramente iniziata la mia corsa. In 22 anni di avventure legate alla mia condizione ne ho vissute tante, mi sono trovato a vivere situazioni inimmaginabili, come dover convincere altre persone che il diabete non è una malattia contagiosa. Poi, col tempo, ho deciso di impegnarmi per obiettivi comuni e, io che non avevo mai corso, ho abbracciato l’idea delle maratone, anche per dimostrare che questa patologia non impedisce di condurre un’esistenza normale, anche sul piano delle prestazioni fisiche".
Così David esordisce quest’anno, come staffettista, alla maratona di Milano per poi approdare appunto nella rappresentativa schierata dalla Fondazione italiana diabetici, con il pettorale 15.710, sui percorsi della Serenissima, partendo dal parco San Giuliano di Mestre e giungendo in uno dei luoghi più affascinanti del mondo, piazza San Marco, dopo aver percorso il ponte della Libertà.
"Ora ci aspettano altri impegni, a breve", preannuncia David: "In occasione della giornata mondiale del diabete, il 14 novembre, la fondazione sarà presente con i propri gazebo, per svolgere attività di sensibilizzazione e raccolta fondi, in cinquanta città d’Italia, e una postazione si troverà anche a Montepulciano, collocata in piazza Sant’Agnese".
"Il diabete di tipo 1 viene spesso confuso con quello di tipo 2, che può avere anche origine alimentare o dipendere dallo stile di vita", spiega ancora Falciani.
"Quello che ci vede impegnati – conclude Falciani – ha il carattere di patologia autoimmune, cronica e degenerativa, la cui origine è ancora parzialmente sconosciuta, non si può né prevenire né curare ma si può solo fronteggiare con una terapia a base di insulina, l’ormone che l’organismo (per la precisione, il pancreas) smette di produrre in maniera regolare. In Italia colpisce circa 200mila persone, manifestandosi per la metà dei casi nei bambini: come Fid il nostro obiettivo è finanziare la ricerca scientifica".