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Marco Brogi, l’arte delle parole. Un viandante tra poesia e musica

Una foto una storia Il giornalista ha pubblicato la nuova raccolta di liriche: “L’aria intorno alle altalene“

Marco Brogi, l’arte delle parole. Un viandante tra poesia e musica

Marco Brogi ritratto dalla macchina fotografica di Augusto Mattioli

Dimenticatevi subito il Marco Brogi giornalista: qui non interessa la sua indubbia professionalità, ma un altro Marco Brogi, quello che si racconta con la poesia, con la bellezza dei sogni. Ancora una volta Augusto Mattioli coglie l’essenza di un possibile sorriso, di una sincera malinconia che quando l’abbiamo addosso ci rende finalmente diversi, quasi noi stessi. E intanto passano gli anni ma i suoi scritti restano, da quelle “Poesie scritte in treno“, perché arriviamo sempre in ritardo in stazione.

Probabilmente Marco alla poesia ci è arrivato in treno, poi si sono persi entrambi, nonostante le rotaie del quotidiano, scrivendo altri libri con le musiche e la voce di Mario Castelnuovo, per un connubio che ancora ci piace ricordare, oppure con l’amico di bicchieri e suoni come Nicola Costanti e la loro “Sorella Toscana“. Sempre a raccontare controvento, senza curarsi di essere destinato al pubblico: dal treno Marco ha preso la visione laterale della vita, non fai in tempo a vederla ed è già passata. Ma anche i poeti crescono ed ecco oggi “L’aria intorno alle altalene“, l’ultima sua raccolta pubblicata da Bertoni, che è tutto un animarsi di personaggi, amici, amori visti passare e raccontati come neutrale cronista: ricordiamoci sempre che chi fa innamorare un poeta, ha buone possibilità di vivere in eterno.

Ama la musica, suo motore da cui ci aspettiamo adesso i risultati di un nuovo riuscito connubio, ma sono certo che solo nei silenzi nascono i versi dei poeti. E una foto è necessariamente silenziosa. Scovare orme nel vento è la sua quotidiana condanna, per questo la sua amicizia è un lusso che mi posso permettere. Presto scassineremo un silenzio, prenderemo l’auto e ce ne andremo, come ci siamo promessi, a Livorno a salutare Piero Ciampi, lasciando due fiori di imprecazioni perché lo sappiamo benissimo che tutto questo in paradiso non ci sarà concesso. Poi ci affacceremo alla terrazza Mascagni perché non tutto è acqua passata, che c’è da fare ancora molto anche insieme.

Lo sappiamo benissimo che la musica è solo un pretesto. Un grande pretesto. L’importante è vivere. A modo nostro, sempre e comunque. come avanzi di “bohème“, visto che volutamente abbiamo sbagliato secolo. Per me sei e resti un capocomico senza compagnia, un buon demone che si nasconde sul fondo dell’ennesima bottiglia. Massimo Biliorsi