C’è grande attesa per stamani quando, la riapertura della Borsa, farà capire se il fine settimana ha portato bene all’Ops – offerta pubblica di scambio – lanciata dal Monte dei Paschi di Siena sulla totalità delle azioni di Mediobanca. Mentre la premier Meloni si è schierata nettamente a favore del ’matrimonio’ tra piazza Salimbeni e piazza Cuccia, c’è chi teme che questa operazione possa scippare a Siena il centro operativo. Gli interventi del sindaco Nicoletta Fabio e del parlamentare di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti favorevoli all’operazione, accendono i riflettori sulla necessità di mantenere a Siena il centro operativo. Anche Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio, ritiene fondamentale che Siena non resti solo nel nome della banca più antica d’Italia, ma conservi la centralità decisionale. "E’ chiaro che questa operazione rimette al centro il Monte – dice Guasconi – segnando un consolidamento importante del Gruppo. La testa però deve rimanere a Siena, poi è ovvio che ciascuno deve mantenere le sue specificità. Non credo che la parte assicurativa, rappresentata da Generali, arriverà a Siena. Ma la testa del gruppo deve essere mantenuta qui, consolidando così il suo posizionamento operativo. Questo sarebbe l’elemento di garanzia, ciò che fa la differenza tra essere preda o predatore".
Presidente lei ritiene che il punto di arrivo sia scontato? "Bisogna arrivare in fondo. Si tratta di un progetto ambizioso ed epocale. Ma ci sono tanti punti interrogativi e capire anche se ci sarà l’intervento di altri soggetti che al momento non si sono palesati. Insomma le incognite sono ancora tante".
Cosa rappresenta il Monte dei Paschi per il tessuto imprenditoriale senese che lei rappresenta? "Un tempo era tutto. Poi le cose sono cambiate ma sia storicamente che nell’attualità il Monte è un riferimento importante. Nel tempo la rete bancaria si è allargata, anche con le Bcc ma MPS è talmente radicata che compenetra tante realtà. C’è stata per anni una vera e propria simbiosi, poi nel tempo è cambiata. Da una dipendenza totale ad una stretta relazione".
In questa operazione c’è anche lo ’zampino’ della politica. Politica e finanza, che ne pensa? "Tutti hanno tenuto a prendere le distanze anche se è trapelato l’interesse dalla parte che governa. La politica può leggere e tradurre certe dinamiche ma prima di tutto c’è la valenza economica, finanziaria e di prospettiva di un’operazione. Poi le strumentalizzazioni vanno messe nel conto. Qui siamo ancora nel mezzo al guado. Vediamo cosa accadrà nei prossimi giorni perché i valori in campo non sono scontati. Ognuno organizza azioni di conquista e di resistenza".
Il mondo bancario è in movimento, nelle ultime settimane ci sono stati diversi colpi di scena... "Esatto, l’offerta del Monte è arrivata come ultima mossa di una serie di atti iniziati con Unicredit prima su CommerzBank poi su BPM mentre questa guardava a MPS. Sono coinvolti anche altri soggetti, penso ai francesi di Crédit Agricole. E’ una matassa, questo è il mercato".
Servono banche sempre più grandi? "Questa frase si sente dire a Siena dai tempi dell’operazione Antonveneta. Essere grandi permette una diversa economia di scala, una presenza sui mercati e diverse tipologie di attività. Ma alla base, su piccola scala o su grande scala, ci sono due parametri fondamentali: la sostenibilità e l’equilibrio".