Meccanico morto alle Tre Berte: "Il ferro si è piegato, colpito al petto"

Infortunio costato la vita al 23enne Manuel Cavanna: due indagati. La procura ha chiuso l’inchiesta

Meccanico morto alle Tre Berte: "Il ferro si è piegato, colpito al petto"

Meccanico morto alle Tre Berte: "Il ferro si è piegato, colpito al petto"

di Laura Valdesi

"La morte appare doversi ricollegare all’uso di un profilato in ferro utilizzato per sbloccare l’autoarticolato su cui gli indagati e la persona offesa stavano lavorando. A seguito della forza esercitata sul pezzo lo stesso si piegava improvvisamente colpendo al torace Cavanna causandone la morte immediata". E’ questa, secondo la procura di Siena, la dinamica della tragedia sul lavoro accaduta il 19 aprile scorso all’esterno della ditta ’Elle Emme’ alle Tre Berte, nel comune di Montepulciano. Manuel Cavanna, 23 anni, che abitava alle Chianacce, si era recato lì insieme al titolare della ditta di Centoia, una frazione di Cortona, per cui lavorava. Perdendo la vita. Omicidio colposo e mancato rispetto delle norme per prevenire gli infortuni sul lavoro, in particolare la violazione del decreto legislativo 81 del 2008, sono le accuse rivolte dalla procura nei confronti dei due indagati. La scorsa settimana è stato notificato l’avviso di conclusione indagini al titolare della ditta per cui Cavanna lavorava, un 69enne di Centoia, difeso dall’avvocato Luca Fanfani di Arezzo. E poi all’uomo che era al volante della motrice con semi-rimorchio telescopico, un 47enne residente a Chianciano, assistito dall’avvocato Roberto Romagnoli di Montepulciano. Le due persone, insomma, presenti al momento dell’infortunio mortale costato la vita ad un ragazzo buono e appassionato di motori, che amava il cross e la pesca. Adesso i due indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere di essere ascoltati oppure depositare altri documenti per il pm Elisa Vieri che conduce l’inchiesta insieme al procuratore Andrea Boni. In realtà entrambi erano già stati interrogati nel maggio scorso dagli inquirenti a Siena, raccontando quanto era accaduto in maniera trasparente. "La ricostruzione di tale dinamica è stata resa possibile anche in conseguenza del comportamento collaborativo e delle dichiarazioni rese dagli indagati, che sono apparse collimanti con la ricostruzione dell’evento fatta dal servizio di prevenzione infortuni sul lavoro", dice infatti nella nota diffusa ieri il procuratore Boni. Da subito era apparso tragicamente chiaro perché Manuel Cavanna – la famiglia si è affidata all’avvocato Gabriele Zampagni – ha perso la vita. Senza possibilità di scampo. Il semi-rimorchio, che appartiene alla cooperativa di cui è socio il 47enne chiancianese, era stato verniciato ed effettuata anche la sabbiatura. Per la parte tecnica sarebbe poi intervenuto sul posto il titolare dell’officina ora indagato e, appunto, Manuel, che l’uomo considerava come un figlio. Tutto sarebbe nato dal fatto che c’era un problema al semi-rimorchio. Si era bloccato, non riuscivano a richiudere la parte scorrevole. Sarebbe stata quindi compiuta una manovra che, secondo la procura, non era stata effettuata in condizioni di sicurezza. Perché si era pensato di utilizzare un profilato di ferro a contrasto appunto tra un escavatore ed il semi-rimorchio stesso. Sarebbe stato compiuto più di un tentativo per risolvere il problema, anche da parte del giovane operaio. Finché il 47enne indagato, sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, era salito sulla motrice provando nuovamente a retromarcia mentre il titolare dell’officina teneva il profilato metallico. Che all’improvviso si è piegato centrando al petto Manuel Cavanna, in quel momento accovacciato vicino al punto in cui il tubolare era stato messo nel semi-rimorchio. Inutili le manovre di rianimazione, per il giovane non c’era stato niente da fare.