
Dubbi sul futuro della professione
La riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina è legge: niente più concorsone post maturità, né test di ingresso a crocette. La svolta voluta dal ministro Anna Maria Bernini è venuta alla luce, con tante ombre: il numero chiuso in realtà resta ed è nella selezione dopo il primo semestre. "E’ solo rimandare un nodo - il commento dell’assessore Bezzini –, spostando il collo di bottiglia a sei mesi dopo, più avanti. La mancanza di medici non si risolve così".
E il pensiero corre alla Medicina di Emergenza-urgenza, con le scuole di specializzazione che si ritrovano il 75% delle borse di studio e dei posti non assegnati, per mancanza di iscrizioni; la Scuola dell’Università di Siena quest’anno non ha immatricolati. "Ci sono alcune specialistiche poco attrattive – dice Bezzini –, dall’emergenza-urgenza ad anatomia patologica o radiologia. Sarebbe il caso di investire su incentivi economici per questi professionisti che svolgono attività stressante, di responsabilità e che non possono fare libera professione. E dunque pensare anche a a percorsi di carriera diversi. Poi è vero che mancano specialisti, ma mancano medici soprattutto in alcune zone, aree montane, strutture periferiche. Replicheremo in estate la formula dei concorsi dedicati con cui abbiamo dato 2 ortopedici e un nefrologo a Nottola: sono concorsi che riconoscono un privilegio economico, il legame con l’ente formatore e con la struttura in cui sono assunti per almeno 3 anni, fino a 5".