Cosa ne sarà della mensa in via Bandini? E’ al centro del confronto fra l’Azienda regionale per il diritto allo studio e il Comune di Siena, l’ipotesi della riapertura della mensa e dei lavori di ristrutturazione da 4 milioni di euro, sembra già agli archivi.
L’associazione studentesca Cravos ha espresso totale contrarietà in una nota stampa, ribadendo la necessità di rimettere al più presto a regime la mensa universitaria, chiusa da maggio 2021. "Non è accettabile che si disincentivi la comunità studentesca dal frequentare le mense – ha commentato Samuele Picchianti, membro di Cravos e presidente del consiglio studentesco -. Chiediamo non solo l’inizio dei lavori sulla mensa Bandini, ma che la Regione aumenti i finanziamenti affinché le mense universitarie siano gestite direttamente dal Dsu, per impedire distorsioni sul mercato".
Cravos ha colto l’occasione per issare uno striscione di fronte alla mensa chiusa: "Tenuto conto del finanziamento di oltre 4 milioni di euro stanziato dalla Regione, riteniamo che le problematiche dovevano essere affrontate negli anni scorsi – ha detto Picchianti -. Questo non è avvenuto per responsabilità del Comune di Siena, che impedisce da tre anni l’avvio dei lavori, e del DSU Toscana che non ha mai preso una posizione pubblica sul danno che sta subendo per un immobile di sua proprietà, acquistato nel 2013 dal Comune per 3milioni e 400mila euro. Uno sperpero inaccettabile di risorse".
L’ipotesi di una ristorazione diffusa, gestita anche nei bar, non convince Cravos: "L’unica mensa aperta nel centro di Siena è Sant’Agata, ma non è accettabile una soluzione ridotta per supplire alle esigenze di oltre 14mila fuorisede – ha concluso Picchianti -. Ci interroghiamo su quali potrebbero essere le alternative a via Bandini: la maggior parte dei poli universitari è in centro, è in centro che dev’essere costruita la seconda mensa".
Eleonora Rosi