PINO DI BLASIO
Cronaca

Mezzo miliardo di tagli gli atenei protestano. Montanari e Di Pietra con gli altri 83 rettori

Il vertice della Stranieri: "Si colpisce l’università pubblica e il pensiero critico". Il rettore dell’Università degli studi: "Non si può confondere. Pnrr e Fondo ordinario. Spero in una soluzione di compromesso".

Mezzo miliardo di tagli gli atenei protestano. Montanari e Di Pietra con gli altri 83 rettori

Mezzo miliardo di tagli gli atenei protestano. Montanari e Di Pietra con gli altri 83 rettori

La durissima critica del presidente della Conferenza dei rettori, Giovanna Iannantuoni, al prossimo taglio di più di 500 milioni di euro dal Fondo di Funzionamento Ordinario delle Università, ha innescato il solito balletto politico. Con la reazione stizzita dei partiti governativi (per tutti il presidente dei senatori FdI, Gasparri, che accusa i rettori italiani di essere "preoccupati per il loro stipendio") e le dichiarazioni a sostegno delle opposizioni. Che naturalmente attaccano il ministro dell’Università Anna Maria Bernini.

Mentre i partiti fanno il loro gioco, i rettori sono realmente preoccupati. Sia Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri, che Roberto Di Pietra, dell’Università degli studi, sperano fermamente in una correzione della preventivata manovra governativa. Che nella pratica ricalca quanto già fatto dal ministero dell’Economia e dal ministro Giorgetti in particolare, sulla sanità e sui fondi agli enti locali: visto che ci sono aziende sanitarie e Comuni che godono dei fondi Pnrr, si possono tagliare gli stanziamenti ordinari, per evitare una manovra miliardaria sul bilancio.

Il rettore Montanari parla di sopravvivenza a rischio per l’università pubblica. "Il taglio, calcolato dalla Crui in circa un miliardo di euro, se si tiene conto del

mancato adeguamento all’inflazione, rappresenta un risparmio trascurabile per le finanze dello Stato, ma una mazzata micidiale - è la tesi del rettore della Stranieri - per un sistema universitario che è il meno finanziato dell’Unione europea (Romania a parte), e dell’Ocse (l’Italia investe circa 15.000 euro per studente universitario, contro i 40.000 della Germania). Il risultato finale non è difficile da prevedere: stroncare il sistema delle università pubbliche in presenza, facendo spazio alle private telematiche for profit, e ridimensionare l’odiata autonomia dei professori, colpevoli di pensiero critico".

Roberto Di Pietra, rettore dell’Università per gli studi, spera ancora in una soluzione di compromesso. "Il Governo non dovrebbe confondere finanziamenti straordinari, come le risorse del Pnrr per progetti di ricerca o per opere universitarie, con i fondi per il funzionamento ordinario. Questi ultimi servono per la gestione quotidiana, per pagare gli stipendi e per le attività degli atenei. Le altre poste sono straordinarie, non sono affatto interscambiabili".

I due rettori degli atenei senesi, come è scontato, sono in linea con le affermazioni e gli allarmi della presidente Crui, Giovanna Iannantuoni. Ed erano presenti alla riunione che ha evidenziato la mole dei tagli sul Fondo Ordinario. "Sono convinto, però - aggiunge il rettore Di Pietra - che ci siano ancora tempi e spazi per una soluzione di compromesso. Che guardi alla necessità del Governo di tutelare i conti pubblici ed evitare manovre pesanti. E che salvi le università dal rischio di non poter garantire le attività didattiche e di trovarsi con ’buchi’ nei bilanci".

Ci sono ancora passaggi da espletare, afferma Roberto Di Pietra. "Aspettiamo i pareri dell’Anvur, l’agenzia di valutazione delle università e della ricerca, così come il passaggio al Consiglio Universitario Nazionale. Io sono preoccupato nella stessa misura in cui sono preoccupati gli altri rettori. Ma sono fiducioso, una soluzione potrà essere trovata. L’Università di Siena - è la conclusione del rettore - pesa all’incirca per l’1% sul sistema universitario nazionale. Se si tagliano 340 milioni dal Fondo di funzionamento ordinario, saremmo costretti a fare i conti con 3 milioni e mezzo in meno".