LAURA VALDESI
Cronaca

Morto caduto dal tetto del suo capannone, il dolore di Pienza: “Michele viveva per la sua azienda”

L’incidente è accaduto nell’azienda di proprietà nella zona di Pianoia. Michele Giangregorio, 45 anni, era solo al momento dell’infortunio

Michele Giangregorio, originario di Pienza dove era nato nel 1979

Michele Giangregorio, originario di Pienza dove era nato nel 1979

Pienza (Siena), 12 febbraio 2025 – Una tragedia. Era salito sul tetto della sua rimessa agricola da solo. Probabilmente lo voleva sistemare, sostituendo alcune parti della copertura di onduline in fibrocemento. Il vento che aveva soffiato forte anche in Pianoia, fra Pienza e Montepulciano dove il paesaggio è mozzafiato, sembra che le avesse smosse. Dentro pioveva. Così sembra che avesse detto agli amici. Michele Giangregorio, 45 anni, sempre meticoloso e attento quando si trattava dell’azienda agricola, voleva provvedere. Ma la copertura, all’improvviso avrebbe ceduto e l’imprenditore è caduto di sotto, facendo un volo di circa sette metri. Fatale. Questa l’ipotesi al vaglio della procura che indaga sull’ennesimo incidente sul lavoro nella nostra provincia. Gli accertamenti sulla dinamica, coordinati dal pm Elisa Vieri, vengono svolti dai tecnici del servizio prevenzione igiene e sicurezza dell’Asl, intervenuti sul luogo della tragedia. Unitamente ai carabinieri della compagnia di Montepulciano, ai vigili del fuoco di Montalcino, all’ambulanza della Croce verde di Chianciano Terme. Era stato inizialmente allertato anche Pegaso ma è apparso subito chiaro che non c’era bisogno dell’elisoccorso. La salma si trova adesso all’obitorio delle Scotte a disposizione della magistratura.

“Grande lavoratore”. “Viveva per la sua azienda”. “Uno che si rimboccava le maniche”. Lo conoscevano tutti a Pienza, dove era nato il 23 novembre 1979, Michele Giangregorio. Anche se in realtà viveva a Montepulciano insieme alla compagna. Amava giocare a calcetto però, tutti quelli che avevano avuto la fortuna di godere della sua amicizia, sapevano che la terra era la passione che gli faceva battere il cuore. Oltre, naturalmente, all’amore smisurato per la figlia ancora minorenne e per la donna che adesso gli stava accanto.

L’Azienda portava il suo nome. Qui impegnava la giornata, altrimenti lo vedevano andare con i mezzi agricoli nei campi che aveva preso in affitto nelle zone vicine. Come fanno un po’ tutti in Val d’Orcia. Credeva in quello che faceva, nel rimboccarsi le maniche e nel valore della terra. Non si era tirato indietro, ricordano in tanti, quando lo scorso anno era divampata la protesta dei trattori. Giangregorio era stato fino a Roma per affermare le ragioni della categoria. Un uomo capace di aggregare e farsi volere bene. Anche per questo, quando è stata scoperta la tragedia, in breve si sono raccolte intorno al capannone decine e decine di persone. A scoprire il figlio, ormai senza vita, è stata intorno a mezzogiorno la madre che lo cercava. Probabilmente, però, Giangregorio era già morto da un po’.

Un lutto che ha ammutolito la Val d’Orcia e i tanti che conoscevano l’imprenditore anche in Valdichiana. “Amici di scuola, gran bravo ragazzo e gran lavoratore. Non ci posso credere. Quanto è ingiusta la vita”, il saluto lasciato sul profilo social. Anche Rapisarda Group, che progetta e sviluppa attrezzature agricole, si è unito sui social al lutto per la scomparsa del “caro amico Michele: ancora increduli per l’accaduto siamo profondamente colpiti dalla perdita”.