Migranti cuochi per i più poveri. Pakistani e afghani ai fornelli: "Ma Siena deve darci un tetto"

Un gruppo di cinquanta stranieri senza fissa dimora vive tra il garage dentro le mura e soluzioni improvvisate. Per la legge non possono entrare in un centro di accoglienza. Dopo lo sgombero hanno dormito all’aperto.

Migranti cuochi per i più poveri. Pakistani e afghani ai fornelli: "Ma Siena deve darci un tetto"

I pakistani senza fissa dimora di Siena hanno cucinato per i più poveri, un gesto molto apprezzato dalle autorità civili e religiose

di Laura Valdesi

SIENA

A volte cinquanta, altre molti di più. In prevalenza pakistani, fra loro diversi afghani. Dormivano nel parcheggio ’Il Duomo’, usato dai turisti come attracco al centro storico. E dai residenti per lasciare l’auto visto che i garage scarseggiano dentro le mura. I tre livelli del posteggio erano diventati la ’casa’ per i migranti arrivati a Siena per chiedere asilo. Non avevano diritto ad entrare in uno degli oltre 50 centri di accoglienza di Siena e provincia, secondo la legge. Erano in una sorta di limbo. Le condizioni igieniche lì lasciavano ovviamente a desiderare. E i visitatori venivano accolti da panni stesi, tende, calzini e scarpe, coperte sui marciapiedi. Così i pakistani sono diventati un caso: dove metterli visto che la Caritas è al completo? All’inizio il tira e molla con Municipale e polizia. "Non potete stare qui", l’invito ad allontanarsi. Con gentilezza. Poi la sera tornavano a dormire. Dopo alcuni mesi tolleranza zero. E una sera sono stati allontanati con coperte e sacchi. Uniche cose che posseggono. Hanno dormito poco distante, in un’area verde per bambini fuori Porta San Marco. Vicini all’ufficio immigrazione da cui non vogliono allontanarsi, in attesa della chiamata. Poi il Pd ha aperto loro la sede in via di Città ma, da lunedì 11, dormono in quella provinciale di Rifondazione. "Venerdì erano più di 40, a volte sono meno", conferma Francesco Andreini.

Il prefetto Matilde Pirrera ha parlato di "ondata anomala". Di flusso curiosamente consistente di pakistani che arrivano nel Senese, a differenza di altre province.

E ha disposto controlli sugli ospiti dei Cas che sono circa 1150. L’Arcidiocesi di Siena e Colle, dal canto suo, continua ad aiutare i migranti tuttora nel limbo dando loro pasti caldi alla mensa di San Girolamo. E ieri, in segno di riconoscenza, anche tre pakistani, uno già nel Cas ed altri due invece del gruppo che dormiva nel parcheggio, si sono messi ai fornelli per cucinare il pranzo di condivisione con i poveri nella chiesa della Santissima Annunziata. Oltre 200 persone che hanno mangiato riso e un piatto tipico delle loro terre. Ad aiutare i migranti, grembiule e mestolo, anche i sindaci di Sovicille e di Murlo, l’assessore ai servizi sociali di Siena. "Dobbiamo capire il numero effettivo di chi non ha un giaciglio su cui appoggiare la testa. Speriamo nei prossimi giorni di poter dare risposte", commenta a margine il cardinale Augusto Paolo Lojudice. Che in qualità di presidente della Conferenza episcopale toscana ha lanciato l’idea di aprire nelle diocesi centri di accoglienza di base, un tempo si chiamavano dormitori. "Ho parlato con prefetto e questore, ovviamente devono rispettare la legge. Noi volontari possiamo permetterci qualche libertà in più ma sempre in continuo dialogo con le autorità. Senza contrapporci, sarebbe un danno per tutti", conclude il cardinale.