di Michela BertiSIENAPiccolo è bello. E’ quanto emergenze dal rapporto dell’Irpet ‘La digitalizzazione del lavoro e le opportunità per le aree interne“ che scatta la fotografia dei nuovi stili di vita. Con la pandemia si è modificato profondamente il modo di svolgere alcune attività e c’è chi, per lavorare per esempio, sceglie i piccoli borghi della Toscana. Un modo di vivere itinerante, insomma, che unisce il lavoro all’esplorazione di località più o meno turistiche.
I dati elaborati da Irpet provengono dal sito Nomads.com e prendono in considerazione sei parametri che condizionano la scelta dei lavoratori-viaggiatori: accessibilità digitale, costo della vita, vivacità culturale, strutture ricettive, infrastrutture di trasporto e ambiente. Si scopre così che la Toscana è la culla dei “nomadi digitali“ con due località in testa alla classifica: Montalcino e Pienza, in provincia di Siena, dietro Montescudaio, Riparbella e Lajatico in provincia di Pisa. A parte Montalcino, che supera i 5.000 abitanti, le altre località sono al di sotto dei 2.000 residenti. Il profilo del “nomade digitale“ è quello del giovane adulto senza carichi familiari, con alto livello di istruzione, un lavoro in ambito informativo e reddito piuttosto elevato. Per lui stare in un luogo lontano dalla frenesia delle grandi città, con uno stile di vita slow, fa la differenza. Ed ecco che il paesaggio di pregio della Valdorcia lo attrae come una calamita. Fondamentale, come emerge dal rapporto dell’Irpet, è l’accessibilità digitale che supera i limiti del tempo e dello spazio legati ad una scelta di vita così drastica.
"Il fatto che i nostri borghi piacciono per viverci - dice Agnese Carletti, sindaca di San Casciano dei Bagni e presidente della Provincia di Siena - conferma ciò che noi sappiamo da tempo. La ricerca fa emergere che un conto è nell’intenzione piccolo è bello, un conto è viverci. Dato che noi abbiamo bisogno di famiglie che restino e tornino a vivere in questi borghi, chiediamo più servizi e la connettività dimostra di essere essenziale".
Secondo la presidente della Provincia di Siena, la scelta è dettata dal senso di comunità che resiste in questi luoghi e fa la differenza. "E’ banale dire dalla bellezza, ma non è un dettaglio da poco – continua Carletti –. A San Casciano vivo questa esperienza. C’è l’umanità che ancora esiste , perché è dai rapporti umani che si costruiscono relazioni autentiche. A questo però devono essere associati servizi altrimenti da solo, il fascino di un territorio non basta".
La doppia faccia dell’isolamento: da una parte il valore di una vita a misura d’uomo, dall’altra la necessità di rafforzare la rete dei servizi.
"L’isolamento non deve essere penalizzante – spiega l’amministratrice –. E’ importante attrarre persone che possono lavorare da qui, senza rinunce personali, ma anche per far crescere i propri figli. E quando chiedo più attenzione, ci metto tutto: servizi sanitari, il medico di base o il pediatra, il trasporto pubblico, le scuole i servizi culturali e lo dico perché in Val di Chiana, ad esempio, stiamo lavorando proprio su questo. E ancora le banche e le poste".
Alla base di tutto però la connettività. "E’ l’infrastruttura basilare – chiude la presidente – ci sono zone dove ancora il telefono non prende, è inaccettabile. I servizi pubblici, poi, non devono essere tarati sul piano del ritorno economico. Capisco che per una grande azienda non sia conveniente installare un’antenna dove ci sono pochi utenti, o il treno non si ferma alla stazione con poca gente. Ma un cittadino vale uno, anche sul fronte dei servizi".