ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Montanari, rebus Palazzo Vecchio: "Il mio mandato scade nel 2027"

Tornano le ipotesi sulla sua candidatura a sindaco di Firenze, sull’asse Movimento 5 Stelle-Pd, ma il rettore dell’Università per Stranieri di Siena smentisce commentando la notizia via social.

Montanari, rebus Palazzo Vecchio: "Il mio mandato scade nel 2027"

Montanari, rebus Palazzo Vecchio: "Il mio mandato scade nel 2027"

"È già stato detto tutto, la ringrazio". Sono le 16, quando Tomaso Montanari esce dal convegno ’Toscani nel mondo’ nella sede dell’Università per stranieri nei Pispini e declina, gentilmente ma fermamente, l’invito a commentare la notizia ripresa e amplificata ieri dal Corriere della sera sulla sua possibile candidatura a sindaco di Firenze. Per "tutto" intende in sostanza il suo post su X delle 7.50, in risposta a quanto pubblicato dal quotidiano milanese: "Un’intera pagina del Corrierone, stamani, per esorcizzare una mia candidatura a sindaco di Firenze: niente panico, simpatici amici, il mio mandato di rettore scade nel 2027!".

È l’unico commento che ieri si riesce a strappare sulla vicenda al rettore Montanari, da tempo accostato a una possibile candidatura a Firenze sotto varie formule. Questa volta l’ipotesi sarebbe un’accoppiata Movimento 5 Stelle-Pd con Conte a lanciare la proposta e Schlein a condividerla.

Il tweet mattutino di Montanari ha tutta l’aria di smentire ampiamente la possibilità (con l’indicazione della scadenza del mandato rettorale a Siena al 2027), anche se il professore ama anche giocare con le parole e allora butta là quell’"esorcizzare una mia candidatura a sindaco" che, ironizzando sui possibili movimenti contrari a quella prospettiva.

Nel corso del suo breve intervento pomeridiano - si parla di metodo Abreu con la Scuola di musica di Fiesole - un paio di citazioni tornano utili. La prima è quando si richiama a Claudio Abbado: "La cultura serve a giudicare chi ci governa". Quasi un manifesto di come Montanari interpreta il ruolo dell’università pubblica: "Da noi non è una cosa ovvia, è stata abbandonata l’idea della critica alla società".

La seconda è, in parte, anche molto fiorentina, quando parlando dell’insegnamento con il metodo Abreu "che ha immaginato una dimensione pubblica e collettiva della musica, non più un privilegio privato", ha evocato l’esperienza del quartiere delle Piagge, "il luogo più trascurato di Firenze, ma anche il più vivo grazie all’esperienza della comunità di don Santoro, che rappresenta un punto di riferimento per tanti come era stato per Don Milani e Padre Balducci". Riferimenti canonici, per il rettore, al "cattolicesimo disobbediente", ma che visti in controluce nel potenziale dibattito politico-amministrativo fiorentino assumono un’interessante per quanto notoria chiave di lettura del Montanari-pensiero.

In ogni modo il sindaco Nardella, di certo non annoverabile tra i suoi amici, ieri ha subito sottolineato: "Prendo atto che lo stesso Montanari ha escluso questa ipotesi. Non so chi l’abbia avanzata, sinceramente. Resta il fatto che noi come forza principale della città abbiamo l’onere di indicare una proposta di candidatura e di programma".

E sempre non a caso, il segretario regionale Pd Emiliano Fossi, ha dato ragione a Montanari "quando dice che sul Pd e sulle forze progressiste c’è la responsabilità grande di costruire una coalizione per Firenze attorno a un’idea di società, di città e di sviluppo. Il Pd in città ha l’ambizione e la forza per mettere a disposizione della coalizione candidature a sindaco di alto profilo e competenza, ma ha anche la volontà di aprirsi al coinvolgimento delle personalità migliori che la nostra città può offrire per costruire insieme una proposta politica con-vincente".

Partita ancora aperta dunque? A leggere Montanari parrebbe di no, ma la sensazione è che il suo nome continuerà ad aleggiare sulle amministrative fiorentine.