Da preda a predatore. Colpo di scena nel processo di risanamento del Monte dei Paschi di Siena che ieri ha messo a segno un’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità di azioni di Mediobanca. Operazione da 13,3 miliardi in azioni con l’offerta di un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura della Borsa di giovedì. Dall’unione tra Mps e Mediobanca "nasce un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano, che si posiziona al terzo posto nei segmenti chiave, con una forte complementarità di prodotti e servizi e caratterizzato da un business mix altamente diversificato e resiliente, con rilevanti sinergie industriali". Così Mps nella nota che annuncia il lancio dell’offerta totalitaria su Mediobanca. "Il nuovo gruppo – continua la nota – proteggerà e favorirà lo sviluppo dei due già forti brand Mps e Mediobanca, preservandone il posizionamento e le competenze uniche e consentendo alle famiglie e alle imprese italiane di accedere a una piattaforma di servizi bancari più ampia e integrata". La prima reazione delle Borse a questa notizia che vede la trasformazione del ruolo di Monte dei Paschi di Siena, da pedina sullo scacchiera nazionale mossa dai colossi della finanza, a promotore di un ‘matrimonio’ che, sulla carta, potrebbe davvero trasformarsi in una bella operazione industriale. Tre sono i punti di forza: la differenza tra le due banche, con il Monte dei Paschi focalizzato su clientela retail e PMI con presenza capillare sul territorio italiano e Mediobanca gruppo bancario d’affari internazionale con focus su clientela aziende di alto livello (corporate) e clienti pregati di alto standing (private), importante le attività nel comparto prestiti dove con Compass è una dei maggiori player di mercato; una differenza che le rende, di fatto, complementari; la loro italianità, elemento caro al Governo Meloni e la presenza dei maggiori soci privati (Delfin - cassaforte della famiglia Del Vecchio - e Caltagirone) in entrambe le banche. Una mossa che la dice lunga sulla necessità del Monte di guardare al futuro in una nuova veste perché in un contesto finanziario in cui "piccolo" non sempre è bello, la Rocca dovrà cambiar pelle, ora che – dopo la cura Maione-Lovaglio – ha i numeri per farlo.
La Borsa, in prima battuta, non ha accolto con entusiasmo l’Ops del Monte ritenendo, forse, troppo bassa l’offerta. In apertura infatti di fronte di un +7,7 di Mediobanca che ha ritenuto "ostile" la proposta della banca senese, la Rocca ha fatto registrare un -6,9. "Con questa operazione di natura industriale vogliamo segnare un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario che in maniera innovativa crea valore da subito sia per gli azionisti di MPS che di Mediobanca, e ritengo anche per l’intero sistema Paese – assicura l’ad Luigi Lovaglio –. Puntiamo a un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza, che vogliamo proteggere e ancor più valorizzare. Un nuovo e moderno gruppo bancario altamente competitivo, leader in business specialistici chiave e con una forte solidità patrimoniale, che si pone l’obiettivo di svolgere in modo sempre più virtuoso il ruolo di sostegno a famiglie, imprese e comunità locali". E prosegue: "Insieme e a beneficio di tutti gli azionisti, abbiamo l’opportunità di creare un player con un modello di banca globale best-in-class e resiliente, facendo leva su competenze distintive e complementari, capillari reti distributive e agili piattaforme digitali. Una combinazione di business unica di talenti, know-how, brand e valori. La giusta sintesi per un’eccellenza italiana su cui costruire un futuro di crescita e innovazione".