Siena, 30 maggio 2024 – ’Tot capita, tot sententiae’: serve il ricordo di Cicerone, il brocardo ’tante teste, tanti pareri’ per provare a comprendere il corto circuito legale, il loop giudiziario su Banca Mps, innescato dall’ordinanza del gip di Milano Teresa De Pascale sull’imputazione coatta per l’ex ad Marco Morelli e gli ex presidenti Stefania Bariatti e Alessandro Falciai, assieme agli ex dirigenti Nicola Clarelli e Arturo Betunio.
I pm Giovanna Cavalleri e Cristiana Roveda, che più di un anno fa avevano chiesto l’archiviazione sulla vicenda degli accantonamenti per i crediti deteriorati Mps, ora dovranno riformulare l’imputazione entro 10 giorni, per falso in bilancio e false comunicazioni sociali per i bilanci 2016 e 2017. Ma saranno liberi, davanti a un giudice diverso dalla De Pascale, di chiedere ’il non luogo a procedere’, ribadendo la loro convinzione di non sussistenza dei fatti. Anche perché nei bilanci contestati, gli accantonamenti per crediti deteriorati effettuati dal cda e dall’ad Morelli sono stati di 4,5 miliardi nel 2016 e 5,4 miliardi nel 2017. L’opposizione di Bivona faceva leva su 11,2 miliardi di Npl non contabilizzati.
Quindi tra qualche settimana un altro giudice a Milano potrà richiudere il capitolo su Morelli, Falciai e Bariatti, perché la riforma Cartabia prevede rinvii a giudizio con "ragionevoli previsioni di condanna". La parte più delicata dell’ordinanza milanese riguarda le indagini suppletive, disposte dal gip De Pascale, per truffa aggravata ai danni dello Stato, sempre ai danni di Morelli, Bariatti, Falciai, Clarelli ed eventuali altri soggetti, per la ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi decisa dal Ministero dell’Economia e approvata da Bce e Ue nell’agosto 2017.
La tesi di Giuseppe Bivona , opponente principe in tutte le vicende Mps, è che "i falsi in bilancio avrebbero occultato lo stato di insolvenza della Banca, che sarebbe stato ostativo all’erogazione degli aiuti di Stato". Perfino per la gip De Pascale la tesi Bivoniana sulle complicità e connivenze di Bce, Ue e Governo, "appaia del tutto suggestiva, generica, fondata su mere illazioni", purtuttavia dispone una serie di indagini e consulenze per provare a fare nuova luce sui bilanci contestati, sull’incidenza dei mancati accantonamenti, delle rettifiche omesse, dell’uso che il Monte ha fatto di quei 5,4 miliardi di euro, della sussistenza di un capitale minimo della Banca. E concede sei mesi di tempo per il supplemento di indagini. Che saranno un beneficio soprattutto per i consulenti. Ultimo tassello, oggi a Milano c’è un’altra udienza preliminare, stavolta con Profumo e Viola coinvolti, sempre sul caso crediti deteriorati, per i bilanci 2014 e 2015.
Quali le conseguenze di un altro colpo da un giudice alla reputazione del Monte dei Paschi, tornato a veleggiare senza problemi? Un crollo in Borsa, arrivato fino a -9%, poi rientrato a 5,42% a fine seduta, con il titolo Banca Mps a 4,816 euro. E una capitalizzazione che ha perso mezzo miliardo. E’ solo il primo giorno, l’ordinanza è un ’risveglio’ per Bivona e gli altri oppositori, che hanno incassato una dozzina di sentenze contrarie, oltre a sanzioni per lite temeraria.
“Non condivido affatto questo provvedimento che porterà a celebrare una ulteriore fase processuale del tutto inutile, in quanto la Procura di Milano ha già accertato la perfetta buona fede dei miei assistiti, che hanno rispettato tutti gli obblighi di corretta redazione dei bilanci, nell’interesse di Mps, dei suoi azionisti ed anche dello Stato italiano". Sono le parole dell’avvocato Giuseppe Iannaccone, che assiste Stefania Bariatti e Marco Morelli, a commento dell’ordinanza del gip Teresa De Pascale.