Morì 4 mesi dopo il parto. Le dichiarazioni dei due imputati. Sentenza il 25 ottobre

Anestesista e ginecologa rivendicano la correttezza del loro operato. Il giudice focalizza l’attenzione sulla gestione dell’emorragia . A metà dicembre, invece, via al dibattimento per il caso di Simone Corbelli. .

Morì 4 mesi dopo il parto. Le dichiarazioni  dei due imputati. Sentenza il 25 ottobre

Anestesista e ginecologa rivendicano la correttezza del loro operato. Il giudice focalizza l’attenzione sulla gestione dell’emorragia . A metà dicembre, invece, via al dibattimento per il caso di Simone Corbelli. .

di Laura Valdesi

SIENA

Una doppia sofferenza. Quella dei familiari della donna di 39 anni morta quattro mesi dopo il parto e grandi patimenti, presenti ad ogni udienza. L’altra di due professionisti delle Scotte, una ginecologa ed un anestesista, accusati di omicidio colposo. Il processo che ha visto affrontarsi in un lunghissimo braccio di ferro, legale e di consulenze, le parti ha vissuto ieri in aula un passaggio delicato, prima della sentenza attesa il 25 ottobre. I fatti risalgono a 2019, sono già passati cinque anni. E la bambina di oltre quattro chili venuta alla luce quella notte di fine gennaio, rimasta senza mamma, è già cresciuta. Un calvario, dunque, per tutte le persone coinvolte in questa dolorosa vicenda.

L’aspetto sul quale si è concentrata in modo particolare l’attenzione del giudice Andrea Grandinetti, che nell’ottobre 2023 aveva spiazzato tutti chiedendo una nuova perizia sulla vicenda, è stato quello delle trasfusioni di sangue e della gestione dell’emorraggia post partum. Ascoltati alcuni testimoni proprio per mettere a fuoco ancora meglio queste fasi. E le azioni dei due imputati. L’anestesista è salito sul banco dei testimoni, rispondendo alle domande del suo difensore Francesco Maccari ma anche del giudice Grandinetti che l’ha incalzato dimostrando di voler scavare davvero fino in fondo per poter valutare un caso che è stato per le parti già un calvario. Interventi molto tecnici. "Tutto è avvenuto nella naturalezza degli eventi imposti da quello che stava avvenendo", osserva il medico che viene ’interrogato’ anche sui tempi per ottenere il sangue urgente e urgentissimo. Rivendicando il rispetto dei punti delle linee guida nel suo operato. Nessuna difformità di vedute con la collega ginecologa. "A me interessano fatti e orari", interviene Grandinetti. Soltanto una breve dichiarazioni spontanea dell’imputata, difesa dagli avvocati Enrico e Lorenzo De Martino, nella fase conclusiva dell’udienza. Ricordando che in presenza della perdita ematica si era girata verso la specializzanda chiedendogli ’sangue urgente, urgentissimo’. In quel momento lei si era poi occupata di salvare la paziente e non certo di stampare fogli verificando se le richieste fatte compivano il loro corso. Più volte, nel corso dell’udienza, il marito della 39enne morta e la cognata della donna, assistiti dall’avvocato Duccio Panti, hanno scosso la testa ascoltando i racconti. L’invito del giudice Grandinetti, in vista della discussione e della sentenza del 25 ottobre, è stato di depositare eventuali memorie per non dilatare ulteriormente i tempi.

Entra nel vivo invece a metà dicembre il processo ad altri due medici del policlinico, difesi dagli avvocati Vincenzo Bonomei e Riccardo Lottini, anch’essi accusati di omicidio colposo per la morte di Simone Corbelli, 49enne ex ristoratore e autista di Tiemme, per capire se il suo decesso, nel 2020, poteva essere evitato. Ieri l’ammissione delle prove. Saranno ascoltati tutti i medici che si sono presi cura del paziente. Primi testimoni in aula i carabinieri della polizia giudiziaria che svolsero l’inchiesta, poi i familiari.