Siena, 7 aprile 2021 - Il capo della procura di Siena, Salvatore Vitello, nega che si tratti di una riapertura dell’inchiesta sulla morte di David Rossi. Ma conferma che dal 2019 è stato aperto un fascicolo modello 45, senza indagati e senza notizie di reato, per approfondire alcuni aspetti emersi durante gli interrogatori di testi e persone informate sui fatti. Le indagini sono state affidate dal procuratore Vitello ai due pm Siro De Flammineis e Nicolò Ludovici, che non erano in procura a Siena ai tempi delle due prime inchieste, archiviate come suicidio, sulla morte dell’ex manager della comunicazione di Banca Monte dei Paschi.
Altra decisione del procuratore, quella di affidare gli interrogatori e le ulteriori indagini, soprattutto dopo l’esposto presentato da Massimo De Luca, che si è autodefinito lo spacciatore di cocaina della Siena bene, ed è stato anche arrestato per questo, al nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza a Roma. Questa è la cornice delle presunte nuove piste che si sarebbero aperte riguardo alla morte di Rossi. Rivelate dal "Fatto Quotidiano", che ha riferito delle ipotesi raccontate da Maurizio Montigiani, dipendente del Monte dei Paschi, uno dei protagonisti dell’Associazione Buongoverno, leghista della prima ora ed espulso nel 2017 in polemica con Salvini. Per Montigiani quel misterioso numero digitato sul telefonino di David Rossi, 4099099, che secondo la perizia dei tecnici Tim, "corrisponde al codice usato per instradare chi chiama all’autoricarica", sarebbe quello di un certificato di deposito, un titolo al portatore emesso da Ge Capital Interbanca. La procura ha seguito anche la pista del conto bancario, ma non ha rilevato nulla di irregolare.
Maurizio Montigiani, il teste chiave che avrebbe indicato agli inquirenti del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza la pista giusta da seguire per scoprire la verità sulla morte di David Rossi, racconta la sua deposizione aggiungendo altri particolari. "Sono stato sentito a ottobre a Roma dalla Guardia di Finanza. E come si legge dall’invito a comparire come persona informata sui fatti, il procedimento risale al 2019. Ed è modello 45, senza indagati. Mi hanno ascoltato dopo l’archiviazione dell’inchiesta di Genova sui festini, ma non ero il primo che avevano sentito. Sul tavolo i finanzieri avevano il libro di Sergio Rizzo, "Il Pacco. Il grande imbroglio delle banche italiane" nel quale c’è una pagina in cui si parla della sponsorizzazione del Viadana Rugby da parte del gruppo Monte e si cerca di dare una spiegazione di quel numero sul telefonino di Rossi".
Sono stati gli uomini della Finanza a chiedere a Montigiani, come faceva a sapere che quel 4099099 poteva riferirsi al codice di un titolo al portatore. "C’ero arrivato per deduzione, mettendo insieme tante tessere di chi parlava con me sull’argomento. E ci siamo concentrati sui titoli che potevano essere emessi da Ge Capital Interbanca, l’istituto di intermediazione finanziaria che era dentro Antonveneta, ma che quando il Monte dei Paschi la comprò, fu tolta dal Santander dall’affare, nonostante il sovrapprezzo". Perché si apre la pista dei titoli della Lega? "Perché i titoli Ge Capital erano tra quelli confiscati dal conto della Lega ’Salvini premier’, nell’inchiesta di Genova. Erano custoditi nella filiale di Viadana dell’istituto. E Viadana è la città in provincia di Mantova con la squadra di rugby sponsorizzata prima Banca Agricola Mantovana e poi Monte dei Paschi, come la Mens Sana nel basket".
I collegamenti di Maurizio Montigiani a questo punto spaziano dall’incarico di David Rossi come vicepresidente di Palazzo Te a Mantova, con la città virgiliana meta di continui viaggi del manager, al ruolo di Giovanni Fava, deputato della Lega di Viadana e dirigente della squadra di rugby, che in un’assemblea del Monte chiese all’allora presidente Mussari di tutelare il ruolo di Mantova e della Bam dopo la fusione in Mps. "Banca Monte dei Paschi - sarebbe scritto nel verbale dell’assemblea - sponsorizza il Viadana Rugby con 800mila euro annui". Le tessere del puzzle si intrecciano, si confondono, passano per le inchieste sui fondi della Lega, sui diamanti di Belsito, su quei titoli di Ge Capital, con quel numero che, secondo la procura, corrisponderebbe a un conto che non ha portato a nulla. "Sono stato ascoltato tre ore dalla Finanza - racconta Montigiani - e ho indicato la pista delle sponsorizzazioni sportive, come prebende del Monte dei Paschi ai politici dei territori. Ho parlato di Antonino Muto, pentito di ’ndrangheta che era atteso a un appuntamento a Siena. E della mia candidatura a sindaco di Siena per la Lega, saltata perché non dessi noia sul Monte dei Paschi". L’unica tessera al posto giusto del puzzle è la conferma che sulla morte di Rossi si continua ad indagare.