Novantacinque anni di cui molti trascorsi in Italia, soprattutto fra Cortona e Venezia: è scomparso a Londra il pittore Joe Tilson, che i senesi non potranno non ricordarsi per aver realizzato il drappellone del 16 agosto 1996, vinto dalla Nobile Contrada del Bruco dopo 41 anni di digiuno. Un artista che ha saputo attraversare gli anni della grande rivoluzione della volutamente caotica pop art anni sessanta: un uomo del suo tempo che seppe continuamente confrontarsi con svariati modi di esprimere il suo originale spirito estetico, dal legno all’incisione, sempre con una particolare voglia di stupire. E lo fece anche per il cencio del 1996, con un’opera che resta in mirabile equilibrio fra la continua volontà di rinnovarsi e il senso di un rigoroso modo di tutelare la tradizione. Aveva subito compreso dove si stava trovando e la particolarità di questa committenza. Come se il passato e il presente si incontrassero nel crocevia di una festa ultrasecolare. Del resto Tilson, dopo la sua presenza alla "storica" Biennale di Venezia del 1964, che oseremmo definire "dirompente", cominciò ad amare il nostro paese e senza rinnegare la sua anima pop, si legò sempre più ad una cultura mediterranea. Il suo indimenticato drappellone va proprio in questa direzione. Una bella ricognizione artistica su questo grande maestro e il mondo del Palio l’offre lo storico dell’arte Marco Pierini con "Il palio di Joe Tilson. La forza dello stendardo" in "Il Bruco", il Numero Unico che celebrava l’arrivo vittorioso della Contrada di via del Comune.
Le tinte calde e i toni vivi dei suoi lavori nascono innegabilmente dai colori di terre italiane visitate e amate attraverso fondamentali viaggi anche in compagnia della famiglia, restituendo una dimensione personale e contingente ma al contempo universale e archetipica.
Massimo Biliorsi