Lunedì 11 gennaio potrebbe essere la penultima occasione per il consiglio d’amministrazione del Monte dei Paschi, presieduto da Patrizia Grieco di recitare un ruolo diverso da quello di comparsa silente. Il Monte è stata storicamente una banca governata dalla deputazione. Ha rifiutato per secoli un amministratore delegato, prediligendo un provveditore che rispondesse di ogni sua mossa al consiglio. Anche De Bustis si piegò alla supremazia del cda. E sia Fabrizio Viola che Marco Morelli cercarono il sostegno dei presidenti.
Oggi l’ad Guido Bastianini ha avuto il merito di far passare i suoi piani e le sue idee, rivendicando la necessità di una strategia ’stand alone’, e subordinando il piano per gli aumenti di capitale al progetto di fusione perseguito dal Tesoro. La nota del cda del 19 dicembre sul piano strategico approvato, di cui c’è traccia solo sui giornali, ha aggiunto alla complicata partita tra Mef, Unicredit, Bce, Commissione Ue e politica, un elemento parallelo. Nella seduta convocata per l’11 il cda vorrebbe avere un anticipo del piano per l’aumento di capitale da oltre 2 miliardi. Per non trovarsi spiazzati nella riunione del 19 gennaio, senza un’ipotesi sul tavolo.
Mentre il Monte cerca un ruolo nella trattativa, arriva un’altra carta nella mano da poker. Amco, dopo aver rilevato 8,1 miliardi di npl dal Monte con l’operazione Hydra, starebbe valutando l’idea di acquisire un pacchetto di 14 miliardi di npl da Unicredit. Un’altra mossa per agevolare la fusione tra Unicredit e Mps, anche ieri premiata dalla Borsa. Unicredit è salita del 6,09%, Mps del 3,65.
Secondo la Reuters, Amco rileverebbe il pacchetto di npl da Unicredit, più crediti a forte rischio di deterioramento dal Monte. La misura è allo studio nell’ambito di un pacchetto di incentivi che il Tesoro e gli adviser BofA e Orrick stanno vagliando per poter intavolare un negoziato con UniCredit.
Altro tassello in stand by, dopo i boatos, la trattativa tra banca e Fondazione Mps per i 3,8 miliardi di richieste danni. Toccherà all’azionista di maggioranza, quindi al Mef, trattare direttamente per inserire contropartite allettanti per Palazzo Sansedoni: diverse dalla manciata di milioni offerta dai legali.